di Andrea Romanazzi
Una tradizione tipica di questo giorno è una modifica, tutta barese, nella scena presepiale. Gesù in fasce nella grotta viene sostituito dal Bambino della Strenna, un “Gesù di Praga” ormai grandicello, di tradizione bizantina. Approfondiamo questa curiosa tradizione.
Scrive il de Gubernatis in Storia Comparata degli usi natalizi, nuziali e funebri in Italia e presso gli altri popoli indoeuropei
“…In occasione delle feste natalizie si avverte per le vie un’atmosfera elettrizzata, un desiderio di vacanza, di giochi, di incontri, di pranzi e soprattutto di regali. Qualche moralizzatore l’attribuisce alla smania di consumi che sarebbe indotta artificialmente da chi ha interesse a rastrellare la provvidenziale tredicesima. C’è invece chi ne critica l’atteggiamento poco consono alla festa cristiana. In effetti, questa atmosfera non si ispira certo al Natale cristiano se non per una coincidenza di date. È dovuta invece al radicamento nella psiche di archetipi che originano comportamenti costanti in occasione delle feste che chiudono un ciclo e ne aprono un altro segnando la fine di un anno e l’avvento di uno nuovo: comportamenti che esprimono la volontà conscia o inconscia di un totale rinnovamento…”

L’usanza della “strenna” prende origine da una leggenda.
sparsa la voce che era nato un bambino in una stalla illuminata dalla luce di una stella e annunciata dalla voce degli angeli, i pastori di Betlemme, riempirono le loro bisacce di quello che il loro lavoro poteva dare al bambino: latte, formaggi, miele, dolci. Accompagnati dalle loro donne e messisi in cammino per portarli al piccolo nato, un bambino curioso, udito il trambusto nelle vie del suo paesello, si unì e partì con i pastori. Nel cammino, il bimbo curioso, si accorse che era l’unico a non avere tra le mani qualcosa e capì che doveva essere ben importante tutto questo trambusto se tutti avevano tra le mani un dono. Ma lui non aveva niente da portare e anche se avesse voluto, non possedeva nient’altro che il suo povero vestito. Non aveva neanche le scarpe. Con un po’ di vergogna e abbassato il capo, marciò in coda al gruppo di pastori. Quando arrivarono nel luogo indicato dagli angeli, si affollarono intorno a Giuseppe e a Maria, che dolcemente cullava il bambino. Curioso, il pastorello si fece spazio tra le gambe dei pastori, a fatica sgomitando, arrivò vicino a Maria e rimase lì, con gli occhi sgranati e la bocca aperta a guardare quanto di più tenero avesse mai visto: Giuseppe con gli occhi lucidi sul bambino nella mangiatoia diventata una culla, un bue e un asino che con il loro fiato riscaldavano la stalla e Maria, con le mani giunte a ringraziare quel dono. I pastori si accalcavano, si inginocchiavano, le donne con i capi coperti di fazzoletti in segno di riverenza, tutti lasciavano ai piedi della mangiatoia i loro doni e Maria, che aveva preso il piccolo in braccio, era in difficoltà a prendere in mano i generosi fagotti, in segno di gradimento e di ringraziamento. Notò il pastorello, che ancora incantato, guardava quel piccolo tra le sue braccia, allora, sorridendo, lo avvicinò a sé e gli affidò il Bambino Gesù. Istintivamente, il pastorello aprì le braccia per accoglierLo e tutta la felicità del mondo si illuminò sul suo viso. Così il pastorello che non aveva niente da dare, donò a Gesù il calore e le sue braccia. Lui che non aveva niente, neanche le scarpe, donò quanto di più umile ha un uomo: il sostegno agli indifesi. E nacque la leggenda del Bambino della Strenna.
Nella realtà l’origine è davvero molto antica, discende dalla tradizione dell’Antica Roma che prevedeva lo scambio di doni augurali, durante i Saturnalia, ciclo di festività romane che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno, e precedevano il giorno del Sol Invictus. Il termine deriva dal latino strēna, vocabolo di probabile origine sabina, con il significato di “regalo di buon augurio”, dalla quale derivò il termine strenae per i doni di vario genere. Secondo Varrone “quasi fin dalle prime origini della città di Roma si adottò l’uso delle strenne istituito da Tito Tazio, il quale per primo prese come buon auspicio per l’anno nuovo il ramoscello di una pianta propizia [arbor felix] dal bosco della dea Strenia”.
E’ questa l’origine dei doni natalizi. Con l’avvento del Cristianesimo, la divinità pagana fu sostituita con il Cristo. Così questo giorno, per i bambini baresi, era particolarmente atteso, perché il Bambino appunto “della strenna” e non Babbo Natale, portava doni e denari. Nelle edicole era poi messo in vendita il “libro strenna”, una raccolta di componimenti in prosa e poesia utile come regalo più “adulto” per le festività.