di Nicoletta Travaglini
Tra il 1500 e il 1600 la nostra bella penisola era divisa in tanti stati su cui dominava direttamente e indirettamente l’egemonico impero spagnolo, questo status vivendi si protrasse fino al 1713, quando, con la pace di Utrecht, si pose fine all’ingombrante giogo iberico. I sovrani spagnoli, dall’ imperatore Carlo V in poi, avevano ordito una fitta rete di connivenze, di ricatti, di interessi e protezioni tali da legare a se tutti questo mosaico di stati che componevano l’Italia rinascimentale. La Spagna governava direttamente i seguenti stati, chiamati anche Vicereami o colonie: il Viceregno di Sardegna, il Viceregno di Napoli, il Viceregno delle due Sicilie, il Viceregno di Milano o Milanesado. L’impero ibero influenzava indirettamente la Repubblica di Venezia, in quanto essendo esposta ad incursioni turche, doveva intrattenere buoni rapporti con la Spagna, che rappresentava l’ultimo baluardo cristiano contro gli infedeli. Il ducato di Savoia era controllato dal vicereame di Milano, mentre Genova rappresentava lo sbocco sul mare del vicereame, inoltre i banchieri genovesi erano legati ai sovrani spagnoli, in quanto loro creditori e finanziatori. I duchi di Toscana soggiacevano all’influenza degli Stati dei Presidi.
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