di Andrea Romanazzi

Nella seconda parte del nostro viaggio nel culto di San Michele, “Il Culto di San Michele e i legami Pagani: Parte 2 – L’Arcangelo psicopompo e il toro”, approfondiremo la figura di San Michele come psicopompo, guida delle anime nell’aldilà. Esamineremo il legame tra l’Arcangelo e il simbolismo del toro, esplorando come questi elementi abbiano influenzato credenze e pratiche antiche. Scopriremo come l’immaginario di San Michele si intrecci con tradizioni precristiane, offrendo uno sguardo affascinante su come il sacro si fonde con il pagano.

Le origini pagane del culto: l’Arcangelo: lo psicopompo

San Michele Arcangelo, come visto, riveste un ruolo complesso e multifacetico che si estende ben oltre il semplice ruolo di guerriero celeste. Tra i vari aspetti del suo culto, quello di psicopompo, ovvero guida delle anime dei defunti, emerge come una delle sue dimensioni più affascinanti e significative. Abbiamo già detto di come Egli si possa sovrapporre al culto di  Thot dell’antico Egitto,  e si radica profondamente nelle tradizioni popolari e rurali, specialmente nel contesto del Gargano, dove il culto dei morti assume una rilevanza particolare. Il termine “psicopompo” deriva dal greco antico e significa “guida delle anime”. San Michele Arcangelo, nell’ambito del culto cristiano, viene frequentemente associato a questa funzione. Come psicopompo, San Michele non solo protegge i vivi ma guida anche le anime dei defunti verso l’aldilà, assicurando il loro passaggio sicuro e ordinato. Questo ruolo riflette una dimensione di San Michele che va al di là del suo ruolo di guerriero celeste e difensore della fede. Nel contesto cristiano, San Michele è spesso rappresentato con una bilancia, simbolo della pesatura delle anime, e viene invocato per la protezione e guida delle anime nell’ultimo viaggio verso il giudizio divino. Questa immagine rispecchia il suo compito di intermediario tra il mondo terreno e quello spirituale. Il ruolo di San Michele come psicopompo ha interessanti somiglianze con Thot, una divinità della mitologia egizia. Thot era associato alla saggezza, alla scrittura e alla luna, e svolgeva un compito simile a quello di San Michele nel guidare le anime dei defunti. Come psicopompo, Thot era responsabile della pesatura delle anime nel tribunale dell’aldilà, assicurando che i defunti ottenessero il loro posto appropriato nell’oltretomba.  Entrambi, San Michele e Thot, incarnano l’idea di una guida che garantisce il corretto passaggio delle anime attraverso il regno dei morti, e le loro rappresentazioni iconografiche riflettono questo compito cruciale. Sebbene le tradizioni e le mitologie differiscano, le loro funzioni sovrapposte come psicopompi indicano una connessione universale nel concetto di protezione e guida spirituale. Il Gargano, una regione montuosa e rurale del sud Italia, offre uno degli esempi più vividi del culto di San Michele Arcangelo in relazione alla funzione di psicopompo. Qui, il culto di San Michele non è solo un aspetto della vita religiosa ma è profondamente intrecciato con le pratiche e le credenze popolari. Nel contesto garganico, San Michele è venerato con una speciale enfasi sulla sua capacità di proteggere e guidare i defunti. Il culto dei morti nella regione è caratterizzato da rituali che riflettono un profondo rispetto per gli antenati e per il passaggio nell’aldilà. Le celebrazioni e le preghiere dedicate a San Michele includono invocazioni per la sicurezza delle anime nel loro viaggio verso l’oltretomba, e i festeggiamenti spesso includono elementi di folklore che sottolineano l’importanza della figura di San Michele come custode e guida.

 Le reminiscenze di culti precedenti e le influenze di tradizioni ancestrali arricchiscono il culto di San Michele nel Gargano, dove si osservano pratiche che riflettono una coscienza profonda della morte e della vita dopo la morte. Questi rituali sono spesso legati a culti pagani precedenti, che veneravano spiriti e divinità associate al mondo dei morti, e sono stati assimilati e reinterpretati nel contesto cristiano. Il culto degli antenati è un aspetto cruciale della cultura spirituale del Gargano e, più in generale, delle colture pastorali. La venerazione degli antenati, intesa come glorificazione e celebrazione della loro memoria, è un tratto distintivo delle società che vivono in stretto contatto con la terra e con le tradizioni ancestrali.  Nel Gargano, la figura di San Michele Arcangelo come psicopompo si inserisce in questo contesto culturale e spirituale. I rituali e le celebrazioni che ruotano attorno alla sua figura non solo servono a garantire la protezione e la guida delle anime, ma sono anche una manifestazione della connessione profonda tra le persone e i loro antenati. Questo legame riflette una continua interazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, che è tipico delle colture pastorali dove la vita comunitaria è strettamente legata alla terra e alle sue tradizioni spirituali.

Le origini pagane del culto: l’Arcangelo e il toro

Prima di concludere, però, un’ultima osservazione va fatta sugli animali dell’apparizione. Ritornando a Gargano, il mitico proprietario degli armenti a cui sarebbe apparso Michele, notiamo che l’animale disperso che procede fuori della mandria, da solo non è una pecora, come in molte tradizioni popolari, ma un toro. La scelta non è casuale e ci riporta, ai culti della grotta e della Antica Madre. Questi, infatti, sono spesso associato a simboli taurini, come il toro e l’ariete, che compaiono in numerosi siti archeologici. In Francia, nella grotta di Laussel, sono state trovate rappresentazioni di donne che stringono corna di bisonte, mentre in Anatolia centrale e Tessaglia, la studiosa Marija Gimbutas ha documentato la presenza di corna di ariete associate al culto della dea lunare. Altre testimonianze includono siti in Bulgaria, Grecia e Sardegna, come le tombe di Tisiennari e Anghelu Ruju e la grotta “Domus dell’Ariete”, risalenti al IV millennio a.C. Il culto del toro è anche presente a Çatal Höyük, dove le abitazioni erano decorate con pitture e sculture di argilla raffiguranti teste di animali e divinità femminili, legate alla fertilità e alla generazione. Inoltre, i templi megalitici di Göbekli Tepe, con le loro strutture circolari e pilastri a “T”, mostrano stilizzazioni taurine, suggerendo l’importanza del toro nel loro sistema cultuale. perché di questa relazione bovide-donna è stata spiegata con il periodo di gestazione che per entrambi è nove mesi. In realtà altri studiosi hanno ipotizzato l’associazione delle corna del toro con l’organo genitale femminile, le tube di Falloppio scoperte sicuramente dall’antico durante operazioni di scarificazione sui corpi dei morti. Immaginiamo lo stupore dell’uomo antico quando, aprendo per la prima volta il ventre femminile, il “loco” dal quale proviene la vita, vede al suo interno un organo simile alle corna di un toro o di un ariete, e del resto questa “scoperta” la troviamo raffigurata in diversi vasi antropomorfi ove, rappresentante proprio all’altezza del bacino, ci sono le corna taurine. Evidenze archeologiche sono presenti in tutta l’area mediterranea. Il motivo toro/utero è presente in moltissimi dipinti parietali, statuette e pilastri votivi dove corna taurine sono abilmente posizionate nelle zone genitali della raffigurazioni femminili. In Egitto monili a forma di corna di bovide richiamano fortemente quanto detto se messi a confronto con ricostruzioni tridimensionali dell’organo genitale femminile.

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