di Andrea Romanazzi
Nel 2006, sull’Isola del Lazzaretto Nuovo, situata nella laguna veneziana, è stato scoperto uno scheletro con una pietra inserita nella bocca. Questa scoperta, effettuata dal dottor Matteo Borrini durante uno scavo su una fossa comune, ha fornito informazioni sui rituali di esorcismo e sulle credenze legate ai vampiri nel XVII secolo. Questo articolo esamina il contesto storico, antropologico e forense di questo ritrovamento, esplorando le caratteristiche fisiche della defunta, soprannominata “Carmilla”.
Contesto Storico
Lazzaretto Nuovo e la Peste
Il Lazzaretto Nuovo era una delle principali strutture utilizzate per la quarantena durante le epidemie di peste che colpirono Venezia dal XIV al XVII secolo. In queste strutture, le persone infette o sospettate di esserlo venivano isolate per prevenire la diffusione della malattia. Le fosse comuni erano comuni a causa dell’elevata mortalità e della rapidità con cui le epidemie potevano diffondersi.
Credenze sui Vampiri nel XVII Secolo
Le credenze sui vampiri erano diffuse in Europa durante il periodo rinascimentale e barocco. I vampiri erano spesso associati alla diffusione della peste, poiché si riteneva che i non morti potessero risorgere dalle tombe per nutrirsi dei vivi e diffondere la malattia. Un rituale comune per prevenire il ritorno dei vampiri era inserire un oggetto nella bocca del cadavere, come una pietra o un mattone, per impedire loro di masticare il sudario e risorgere dalla tomba. Queste pratiche sono dettagliate in testi come “De Masticatione Mortuorum” (La Masticazione dei Morti).
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Il Ritrovamento del 2006
La Scoperta
Durante gli scavi di una fossa comune sull’Isola del Lazzaretto Nuovo, il team del dottor Matteo Borrini ha rinvenuto uno scheletro femminile con un mattone posizionato nella bocca. Questa scoperta è stata interpretata come un rituale di esorcismo volto a impedire alla defunta di risorgere come vampiro.
Analisi Forense
L’analisi dello scheletro ha rivelato che si trattava di una donna di età avanzata, probabilmente di ceto medio. Questa conclusione è stata basata sull’esame delle ossa e dei denti, che hanno mostrato segni di usura tipici di una persona anziana. Lo stato di decomposizione del corpo presentava caratteristiche che, nel XVII secolo, potevano essere interpretate come segni di vampirismo. In particolare, il corpo gonfio, la presenza di sangue attorno alla bocca e le unghie apparentemente lunghe erano fenomeni dovuti alla naturale decomposizione del corpo, ma potevano essere fraintesi come manifestazioni soprannaturali. L’inserimento di un mattone nella bocca della defunta riflette una credenza radicata nella cultura europea del tempo, in cui il vampirismo era una spiegazione per fenomeni che la scienza medica non riusciva a comprendere. Questo rituale era una misura per proteggere i vivi dalla minaccia percepita dei morti risorgenti.
La “Vampira di Venezia” nella Cultura Contemporanea
Il soprannome “Carmilla” dato alla defunta è un riferimento alla famosa novella gotica di Sheridan Le Fanu, pubblicata nel 1872, che racconta la storia di una vampira femminile. Questo soprannome contribuisce a collegare il passato oscuro di Venezia con l’immaginario collettivo contemporaneo sui vampiri. Il ritrovamento della “Vampira di Venezia” sull’Isola del Lazzaretto Nuovo rappresenta un contributo alla comprensione delle pratiche rituali e delle credenze popolari del XVII secolo. L’analisi antropologica e forense di questo scheletro illumina le paure e le superstizioni del passato e riflette su come la cultura e la scienza interagiscono nel plasmare le percezioni della morte e del soprannaturale.





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