di Andrea Romanazzi
Immersa tra le colline della Sardegna settentrionale, Ozieri rappresenta uno dei centri culturali più significativi dell’isola. Questa cittadina, situata nella provincia di Sassari, è nota per la sua ricca storia, che affonda le radici nell’epoca preistorica. Ozieri è anche conosciuta per il suo patrimonio linguistico e culturale. Il dialetto logudorese, parlato nella zona, è uno dei più rappresentativi della lingua sarda. Le tradizioni popolari, tramandate oralmente di generazione in generazione, sono una testimonianza della vitalità culturale della città, che trova espressione in feste, canti e racconti mitologici. Tra le leggende popolari più note del Paese vi è quella del viaggio di Sant’Antonio all’Inferno per rubare il fuoco.
La Leggenda di Sant’Antonio e il Fuoco Rubato all’Inferno
Secondo la tradizione popolare, in un tempo lontano, l’umanità viveva in un mondo privo di fuoco. Le notti erano fredde e oscure, e senza il calore delle fiamme, la sopravvivenza era difficile. Il fuoco, si diceva, era un dono riservato solo agli dèi e ai demoni, i quali lo custodivano gelosamente negli abissi infernali.
Fu allora che Sant’Antonio Abate, mosso da compassione per gli uomini, decise di intraprendere un audace viaggio per rubare il fuoco e donarlo all’umanità. Il santo, noto per la sua saggezza e il suo legame con gli animali, partì accompagnato dal suo fedele porchetto, che lo seguiva ovunque.
Giunto alle porte dell’Inferno, Sant’Antonio si presentò ai diavoli con il pretesto di voler scaldarsi un po’ al calore delle loro fiamme. I demoni, insospettiti ma incuriositi dalla presenza del vecchio eremita, lo lasciarono entrare. Il porchetto, nel frattempo, iniziò a correre per la caverna infernale, seminando il caos. Il piccolo animale si infilò tra i diavoli, rovesciando bracieri e disturbando il loro riposo.
Mentre i demoni cercavano di cacciare il porchetto dispettoso, Sant’Antonio, con astuzia, approfittò del trambusto per avvicinare il suo bastone di legno al fuoco infernale. Il bastone, secco e consumato dagli anni, prese subito a bruciare senza che nessuno se ne accorgesse. Dopo aver ringraziato i diavoli per la loro ospitalità, il santo si affrettò a uscire dall’Inferno, portando con sé la preziosa fiamma.
Appena tornato sulla Terra, Sant’Antonio alzò il suo bastone incandescente e pronunciò una formula di benedizione:
“Fogu, fogu, peri su logu, peri su mundu, fogu fecundiu.“
(“Fuoco, fuoco, per questo luogo, per il mondo, fuoco fecondo.”)
Dalla punta del bastone, il fuoco si sparse ovunque, illuminando la notte e portando calore agli uomini. Per la prima volta, l’umanità poté scaldarsi, cucinare il cibo e difendersi dai pericoli della notte. Da quel giorno, in Sardegna e in molte altre parti del mondo, si accendono grandi falò in onore di Sant’Antonio Abate, per ricordare il dono del fuoco che il santo, con astuzia e coraggio, sottrasse ai demoni.
Interpretazione e Significato della Leggenda
La leggenda di Sant’Antonio e il fuoco rubato all’Inferno richiama chiaramente il mito greco di Prometeo, il titano che sfidò Zeus per donare il fuoco agli uomini. Questo parallelo suggerisce che la storia possa avere radici molto antiche, forse legate a tradizioni precristiane che vedevano il fuoco come un elemento sacro e simbolico.
Nel contesto della tradizione sarda, Sant’Antonio assume il ruolo di un mediatore tra il sacro e il profano, tra il divino e il demoniaco. Il suo viaggio nell’Inferno non è solo un atto eroico, ma rappresenta anche un percorso di conoscenza e di redenzione. Il porchetto, simbolo di umiltà e fedeltà, diventa l’elemento scatenante che permette al santo di compiere la sua missione.
Inoltre, il fuoco nella cultura popolare è sempre stato associato alla purificazione, alla luce e alla trasformazione. Il gesto di Sant’Antonio non è solo un atto di generosità, ma un atto di creazione e rinnovamento, che porta il calore e la conoscenza all’umanità.
La leggenda di Sant’Antonio Abate e il fuoco rubato ai demoni continua a vivere nella cultura sarda e italiana. Ogni anno, il 17 gennaio, i falò accesi nelle piazze non sono solo una celebrazione religiosa, ma anche un rito antico che rievoca il potere del fuoco come dono e strumento di sopravvivenza.
Ozieri, con le sue radici profonde nella storia e nelle tradizioni popolari, rimane uno dei luoghi dove questa narrazione si tramanda con maggiore intensità. In questa cittadina, tra le colline e le antiche rovine nuragiche, il fuoco di Sant’Antonio continua a bruciare, non solo nelle fiamme dei falò, ma anche nei racconti e nella memoria del popolo sardo.





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