di Andrea Romanazzi

Nel borgo pugliese di Toritto, già da noi approfondito per enigmi massonici https://centrostudiomisteritaliani.com/2024/08/21/lenigmatica-scritta-massonica-di-toritto-puglia/ e antiche suggestioni natalizie, potrebbe nascondersi un capitolo poco esplorato del nostro Risorgimento. E se vi dicessimo che questi vicoli silenziosi non sono stati estranei agli echi della nascente Italia unita e percorsi da…Garibaldi?

Garibaldi a Toritto: un legame poco noto con il borgo pugliese

Toritto sembra, a prima vista, uno di quei paesi che osservano la Storia da lontano: silenzioso, raccolto, ancorato alle sue tradizioni contadine e ai suoi ulivi secolari. Eppure, dietro la calma apparente, il borgo nasconde fili sottili che lo legano ai grandi movimenti che trasformarono l’Italia nell’Ottocento. Fra queste storie ce n’è una che sorprende ancora: Toritto avrebbe ospitato un Garibaldi. Approfondiamo.

La storia di Toritto si intreccia in modo inaspettato con le vicende del Risorgimento italiano e con la figura di Garibaldi, che, secondo diverse testimonianze, avrebbe soggiornato più volte in una delle abitazioni della zona della Madonna della Stella. In realtà non parliamo di Giuseppe, ma del meno noto fratello Felice Garibaldi, fratello minore dell’eroe dei due mondi. Commerciante, la sua attività si occupava della compravendita di diverse qualità di olii, un settore chiave per il mercato dell’epoca. Lavorava per la Avigdor, una compagnia di navigazione che prosperava grazie ai traffici con i porti pugliesi, dove imbarcava olio d’oliva destinato al commercio. Ispirati dal successo di Pierre Ravanas, un industriale di Aix-en-Provence che aveva fatto fortuna in Puglia introducendo innovazioni come il torchio idraulico, gli Avigdor iniziarono a valutare l’idea di espandersi nel settore oleario. Per questo motivo, nel 1835, inviarono Felice Garibaldi in Puglia con l’incarico di stabilire contatti con le più importanti imprese locali, gettando così le basi per una possibile espansione nel mercato dell’olio. Fu anche un innovatore nel campo dell’olivicoltura. Già nel 1835 comprese l’importanza di distinguere e selezionare gli alberi per specie, raccogliendo i frutti separatamente e evitando di mescolare le diverse qualità durante la produzione dell’olio. Questo approccio, rivoluzionario per l’epoca, segnò un cambiamento storico nel settore, ponendo le basi per una produzione più raffinata e di qualità superiore, i cui benefici si riflettono ancora oggi. Tuttavia, dietro questa facciata imprenditoriale, Felice era anche un fervente sostenitore degli ideali del Risorgimento e, come il più famoso fratello, non esitò a impegnarsi nella causa rivoluzionaria. Toritto, nel XIX secolo, era un luogo strategico per il commercio di olio ma anche  per gli incontri segreti tra patrioti. Nel paese operavano due società segrete: i Patrioti Europei e la Vendita degli Orazi e Curiazi. I Patrioti Europei, di tendenza repubblicana, nacquero in Emilia-Romagna nel 1806 e si diffusero progressivamente fino alla Puglia. La Vendita degli Orazi e Curiazi, invece, era un’associazione interamente autoctona, fondata nel 1820 da un certo La Ginestra di Terlizzi, e vantava almeno 94 aderenti. Entrambi i gruppi lavoravano nell’ombra per promuovere l’ideale di un’Italia unita e libera dal dominio straniero. Il fervore patriottico e il desiderio di libertà che animavano queste associazioni contribuirono a rendere Toritto parte attiva nel lungo cammino verso l’Unità d’Italia, che si compì nel 1861. La presenza di Garibaldi a Toritto si inserisce in questo contesto. Le fonti locali riportano che il generale soggiornò più volte nella zona della Madonna della Stella, un luogo appartato, lontano dagli occhi indiscreti della polizia borbonica. Qui avrebbe trovato rifugio e appoggio dai patrioti locali, molti dei quali legati alla Carboneria e alle società segrete del tempo. Nonostante il suo coinvolgimento negli affari, Felice non trascurava la sua passione per la caccia, un’attività che lo portò più volte nei boschi di Toritto. La corrispondenza di Felice rivela il forte legame con il territorio. In una lettera indirizzata ai suoi amici D. Gaetano Calia e i fratelli Sisto, Felice parlava della sua salute e della speranza di tornare presto.

Ma ciò che colpisce maggiormente è un dettaglio apparentemente secondario ma significativo: Felice, nell’attesa di poter rientrare, incaricava il suo amico Ciccillo Scanni di preparare polvere da sparo e pallottole per una battuta di caccia alle beccacce nei boschi di Toritto. Questo riferimento, sebbene legato a un’attività ludica, conferma la sua familiarità con il territorio e il fatto che Toritto fosse uno dei luoghi in cui si sentiva a casa, tanto da considerarlo un punto di riferimento per le sue frequentazioni e attività.

Il coinvolgimento di Toritto nei moti risorgimentali e il soggiorno di Garibaldi nel borgo aggiungono un tassello affascinante alla storia locale. Non solo il paese fu attraversato dalle idee rivoluzionarie della Carboneria, ma ospitò anche figure di primo piano del Risorgimento. Le tracce del passaggio di Felice Garibaldi, conferma il ruolo di Toritto come centro di fermento patriottico in un’epoca di grandi cambiamenti per l’Italia. Sarebbe molto interessante cercare di ricostruire i suoi passaggi e gli edifici in cui soggiornò.

Il passaggio di Felice Garibaldi a Toritto, pur avvolto da quella penombra tipica delle vicende narrate più dalla memoria che dai documenti, illumina un frammento prezioso della storia locale.

elice arrivò come commerciante, mosso dall’ambizione di innovare il settore dell’olio; ma ciò che Toritto gli offrì — una rete di patrioti, un territorio familiare, amicizie fidate, persino un bosco dove tenere in caldo la polvere da sparo per la caccia — lo rese qualcosa di più di un semplice viaggiatore di passaggio. Fu testimone e partecipe, a modo suo, del fermento risorgimentale che animava la zona, contribuendo a fare di questo piccolo centro un nodo inatteso nella trama dell’Italia che stava nascendo.

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