di Andrea Romanazzi

Nel cuore del piccolo borgo pugliese di Toritto, un dettaglio enigmatico emerge dalla facciata laterale della chiesa matrice, catturando l’attenzione dei curiosi e degli appassionati di storia. Incise nella pietra, le lettere “A.·.G.·.D.·.G.·.A.·.D.·.U.·.” si rivelano come un simbolo legato alla tradizione massonica, un acronimo che si traduce in “Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”. Questo ritrovamento solleva interrogativi sulle connessioni tra la comunità locale e la massoneria, offrendo uno spunto per un viaggio affascinante tra storia, simbolismo e mistero. In questo articolo, esploreremo le origini e il significato di questa scritta, cercando di svelare i segreti che potrebbero celarsi dietro le mura della chiesa e nel passato di Toritto.

Breve introduzione alla Massoneria Napoletana

Nel buio della storia e sotto l’ombra di segreti secolari, la massoneria emerge come una delle istituzioni più enigmatiche e affascinanti dell’umanità. Nata dalle ceneri delle antiche corporazioni di muratori e architetti del Medioevo, questa organizzazione esoterica ha evoluto i suoi principi e rituali in un’istituzione che va ben oltre la semplice arte della costruzione. Emersa in Inghilterra nel tardo XVII secolo, in Italia, la sua diffusione iniziò nel XVIII secolo grazie all’influenza di intellettuali e politici. La prima loggia napoletana venne fondata nel 1728, grazie a una patente rilasciata dalla Gran Loggia d’Inghilterra, segno di un’influenza diretta delle correnti massoniche britanniche nel cuore del Regno. Questa Loggia, sebbene inizialmente frequentata prevalentemente da borghesi e militari, gettò le basi per un movimento che avrebbe presto attraversato le barriere sociali, attirando anche le élite aristocratiche.

Il vero punto di svolta per la Massoneria napoletana si ebbe però nell’estate del 1750, con l’iniziazione di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero. Questo evento segnò una trasformazione cruciale per la Libera Muratoria nel Regno di Napoli. L’ingresso di un personaggio di tale calibro, infatti, cambiò radicalmente la percezione dell’Ordine nella società napoletana. Un ulteriore passo significativo avvenne nel 1769, quando Jean Joseph De Vignoles, Gran Maestro Provinciale per le Logge inglesi all’estero, su richiesta di alcuni Massoni napoletani, concesse alla loggia napoletana, poi guidata dal  Gran Maestro Provinciale, Cesare Pignatelli, Barone di Toritto, la Bolla di affiliazione alla Perfect Union Lodge.

La Massoneria torittese

Quindi, sia i Sangro che i Pignatelli, entrambi Feudatari di Toritto, furono figure di spicco nel panorama massonico napoletano del XVIII secolo. Come detto, nel 1769, venne eletto Gran Maestro Provinciale della Loggia della Perfetta Unione, Pignatelli, consolidando così il suo ruolo di leader del movimento massonico nella regione. Tuttavia, l’ascesa di Pignatelli non fu priva di sfide. Nel 1773, Francesco d’Aquino, sostenuto dagli ex membri della Loggia Zelanti e dalla Bien Choisie, riuscì a scalzarlo dalla posizione di Gran Maestro Provinciale. Pignatelli, però, organizzò una sorta di resistenza contro la nuova egemonia e, con determinazione, riorganizzò l’obbedienza inglese, fondando due nuove logge: La Renaissance e L’Humanité. Non è escluso che, piccole logge affiliate, tramite Pignatelli, si siano formate in modo meno evidente a Toritto. La Massoneria, infatti, era spesso una forza trainante per il cambiamento sociale anche nelle aree rurali, promuovendo riforme agrarie, educazione e modernizzazione, elementi che potrebbero essere stati presenti anche a Toritto, sotto l’influenza dei Pignatelli e di altri nobili illuminati.

Dalla Massoneria alla Carboneria

Quasi sicuramente a Toritto, come ad Altamura e Grumo, le logge massoniche non ufficiali si trasformarono successivamente in centri della Carboneria, movimento politico segreto che cercava di promuovere riforme politiche e sociali, spesso con l’obiettivo di unificare l’Italia e combattere il dominio austriaco e altre forme di oppressione. Il nome deriva dall’uso del termine “carbonaro” per indicare i membri che spesso si riunivano segretamente per discutere e pianificare azioni politiche. A Toritto fu Vitantonio Tursi una figura di rilievo nella storia della Carboneria del paese e qui svolse il ruolo di Gran Maestro. Iniziato alla Carboneria di Molfetta nel 1817, Tursi divenne un membro attivo di questa società segreta, e per questo, come molti altri carbonari, finì nel “libro nero” della polizia borbonica, un registro che elencava i sospettati di attività rivoluzionarie, rendendolo un bersaglio delle autorità sempre più preoccupate per la diffusione delle idee liberali e indipendentiste.

L’enigmatica iscrizione

Come detto, nel contesto di Toritto, la massoneria e la carboneria si intrecciano in un affascinante tessuto di cambiamenti sociali e politici.

Raggiungiamo Piazza Papa Giovanni Paolo II, e qui fermiamoci ad ammirare la Chiesa Matrice di San Nicola, un edificio che ha attraversato secoli di storia e trasformazioni. Costruita originariamente nel 1410 sui resti di un antico tempio che risale a prima dell’anno Mille, la chiesa ha subito numerose modifiche nel corso del tempo. Nel 1662, venne ampliata con l’aggiunta di un campanile, una struttura che ne arricchì ulteriormente l’architettura. Un evento significativo nella storia della chiesa fu l’incendio del 1808 che causò gravi danni alla struttura. Questo disastro portò a una quasi totale ricostruzione seguendo i canoni architettonici dell’epoca. Se guardiamo con attenzione la chiesa colpisce subito, sulla facciata principale, la presenza dell’Occhio della Provvidenza o Occhio Onniveggente, simbolo che raffigura un occhio racchiuso all’interno di un triangolo, circondato da raggi di luce.

Di per sè questo simbolo è normalmente associato alla Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, e i raggi di luce che emanano dal triangolo rappresentano la gloria divina che si diffonde nel mondo. Esso è però  anche strettamente associato alla Massoneria, dove assume un significato esoterico. Nell’iconografia massonica, l’Occhio Onniveggente rappresenta il Grande Architetto dell’Universo, divinità o forza creatrice universale. Contestualizzato a quanto vi stiamo per scrivere, però, non vi è dubbio che, l’”occhio torittese” sia legato alla massoneria. Infatti sul timpano della porta laterale della chiesa, troviamo una curiosa scritta “A.G.D.G.A.D.U.” Sconosciuta ai più, si tratta di un acronimo massonico. L’iscrizione significa “Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”. Tra le lettere sono poi presenti i classici “tre puntini”.

I Liberi Muratori, erano spesso chiamati “Fratelli tre puntini”, proprio a causa del caratteristico uso di tale segno (.·.), usato per abbreviare parole chiave legate alla Massoneria. Accanto ai tre puntini, un altro elemento distintivo dei massoni è l’uso degli acronimi, combinazioni di lettere tratte da parole o frasi specifiche, leggibili come un’unica parola, appunto “A.G.D.G.A.D.U.”. In realtà la presenza di questo simbolo su una chiesa è abbastanza sorprendente. Infatti l’appartenenza alla Massoneria e alla Chiesa cattolica è considerata inconciliabile dalla Chiesa stessa già dal Settecento come stato esplicitato chiaramente nella lettera apostolica “In eminenti apostolatus” di Papa Clemente XII del 1738, che contiene la dichiarazione di scomunica per i cattolici che appartengano a qualsiasi associazione massonica:

> «[…] decretiamo doversi condannare e proibire, come con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o Massoni, o con qualunque altro nome chiamate. […] sotto pena di scomunica per tutti i contravventori, come sopra, da incorrersi ipso facto, e senza alcuna dichiarazione, dalla quale nessuno possa essere assolto, se non in punto di morte, da altri all’infuori del Romano Pontefice pro tempore».

Altre due particolarità: nella parte inferiore è stato scalpellinato del testo. Certamente, come si può intuire, doveva trattarsi di un altro acronimo o del nome della loggia in quanto, come suggerito dallo studio degli spazi e dalla prima lettera che sembra essere una “L”, ma potrebbe essere anche una  data comunque composta da 5 lettere.

E’ poi presente, all’occhio attento, una datazione, 1830, che ci permette di definire un periodo che ben si sposa con le ipotesi fatte precedentemente.

La data dell’ostracismo?

A questo punto facciamo delle ipotesi. Perchè tale scritta sul timpano della chiesa? Potrebbe indicare che l’ingresso era utilizzato da membri della Massoneria, un luogo di passaggio lontano dalla vista del pubblico comune per iniziati o per indicare l’appartenenza. Un altra possibilità è quella che tale scritta dovesse segnalare la presenza o l’influenza della Massoneria che magari era intervenuta nel finanziare il restauro. 

Certamente si tratta di un cartiglio che meriterebbe uno studio approfondito anche se non certamente agevole visto la “nebbia” che spesso avvolge queste informazioni. Certamente, però, Il mistero delle incisioni massoniche è un invito ai visitatori ad esplorare il passato del borgo di Toritto e a scoprire le storie segrete dei suoi antichi abitanti.

Una replica a “L’enigmatica scritta massonica di Toritto (Puglia)”

  1. […] borgo pugliese di Toritto, già da noi approfondito per enigmi massonici https://centrostudiomisteritaliani.com/2024/08/21/lenigmatica-scritta-massonica-di-toritto-puglia/ e antiche suggestioni natalizie, potrebbe nascondersi un capitolo poco esplorato del nostro […]

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