di Andrea Romanazzi

Il vischio è una delle piante che più profondamente intrecciano il proprio destino con il Natale e con i rituali del solstizio d’inverno. La sua aura misterica affonda le radici nei miti celtici, nelle tradizioni nordiche e nella cultura mediterranea, e ancora oggi, pur spesso svuotato del suo antico significato, continua ad apparire nelle case come simbolo di buon auspicio, amore e protezione.

Molto prima che diventasse un elemento decorativo delle feste natalizie, il vischio era considerato una pianta sacra dai Druidi. La sua caratteristica più sorprendente — crescere non dal terreno, ma sui tronchi della Quercia, del Pioppo, del Castagno, del Melo e del Pero — lo rendeva agli occhi degli antichi un dono celeste, una presenza mandata dagli dèi nei giorni più bui dell’anno, quando il sole sembra morire e la natura entra nel suo grande sonno invernale.

l vischio nella tradizione druidica

Presso i Druidi, il vischio era raccolto con una cerimonia solenne. Utilizzando un falcetto d’oro, simbolo della divinità solare, i sacerdoti gallesi riunivano le opposte energie cosmiche: quella femminile e lunare della pianta con quella maschile e solare del metallo. Plinio il Vecchio descrive dettagliatamente questo rito:

“I sacerdoti della Gallia, vestiti di bianco, coglievano il vischio sulla quercia il sesto giorno della Luna, che segnava l’inizio del loro mese, del loro anno e del ciclo triennale.”

Plinio aggiunge che il vischio era considerato un rimedio universale, capace di proteggere da pericoli fisici e mentali, agendo come contravveleno e simbolo di fertilità. Queste credenze si tramandano anche attraverso tradizioni popolari, come il baciarsi sotto il vischio a Capodanno, usanza che si ritrova sia nei paesi scandinavi che tra le popolazioni galliche.

Nella mitologia celtica, il vischio è spesso associato agli alberi sacri, in particolare alla quercia, simbolo di stabilità e forza. Si narra che il vischio rappresentasse la benedizione degli dei, donando equilibrio e protezione. Nei riti druidici, il vischio era utilizzato per consacrare i guerrieri, purificare gli ambienti e favorire il raccolto. Una leggenda celtica racconta di un giovane guerriero, salvato dalla maledizione di un incantesimo grazie a una pozione preparata con bacche di vischio. Questo episodio simboleggia il potere della pianta come elemento di guarigione e rinascita. infatti la caratteristica del vischio, di mantenere le sue foglie verdi durante l’inverno, rappresentava la continuità della vita anche nei periodi più bui dell’anno.

Un altro mito narra che il vischio fosse utilizzato dai Druidi per interpretare i segni divini. I rami caduti venivano osservati per prevedere il futuro, e si credeva che le bacche potessero rivelare il destino di un’intera comunità. Questo legame con la divinazione rafforza il ruolo del vischio come pianta sacra e mistica.

Il vischio nei miti nordici

Nel mito norreno narrato nel Gylfaginning, il vischio gioca un ruolo centrale nella tragica morte di Baldur, il dio della luce. Baldur, tormentato da visioni della sua morte, era stato protetto da sua madre Frigg con un giuramento imposto a tutte le cose del mondo. Tuttavia, il vischio fu dimenticato. Loki, ingannatore e artefice del caos, scoprì questa vulnerabilità e convinse Hǫðr, il fratello cieco di Baldur, a lanciare un ramoscello di vischio contro il dio. Il ramoscello trafisse Baldur, portandolo alla morte. Questo mito è simbolico del ciclo di morte e rinascita, richiamando figure mediterranee come Adone, Attis e Osiride.

Il vischio nella cultura classica

Il tema ctonio del vischio emerge anche nell’Eneide di Virgilio, dove il ramo d’oro è paragonato al vischio. Enea, guidato dalla Sibilla, deve trovare il ramo per poter accedere al regno dei morti e incontrare il padre Anchise. Virgilio lo descrive così:

“Come nei boschi, al tempo invernale, si sviluppa il vischio sui rami di un albero, così il ramo d’oro spiccava tra le fronde dell’elce, pronto per essere colto.”

Questo legame con il mondo degli inferi consacra il vischio a Proserpina, regina dell’Averno, e sottolinea il suo ruolo di mediatore tra i regni della vita e della morte.

Il vischio è molto più di una pianta: è un simbolo universale di connessione tra i mondi, di cicli di morte e rinascita, e di protezione divina. Le sue radici affondano nella tradizione celtica, nella mitologia nordica e nella cultura mediterranea, unendo popoli e credenze sotto il segno della rigenerazione e della speranza. Ancora oggi, la sua presenza nelle festività invernali ci ricorda la forza dei miti antichi e il loro potere di ispirare e connettere le generazioni.

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