di Andrea Romanazzi

L’arte sacra pugliese ha da sempre rivestito un ruolo di primaria importanza nella devozione popolare, caratterizzandosi per una produzione iconografica profondamente radicata nelle istituzioni ecclesiastiche. In questa tradizione si inserisce la figura del “pittore devoto”, un artista specializzato nella realizzazione di immagini di pietà, spesso legato a confraternite religiose e botteghe artistiche di rilievo. Per incontrare uno dei più noti di Terra di Bari giungiamo a Quasano, borgata del comune di Toritto.

Come detto, tra le varie specializzazioni artistiche vi era in passato quella del pittore devoto, esperto nella produzione di immagini sacre a scopo devozionale. Tra i più rappresentativi e noti figurano il chierico Nicola Gliri (1631-1680), formatosi nella bottega bitontina di Carlo Rosa, il pittore giordanesco Andrea Miglionico (1663-1735?), affiliato alla confraternita della Gran Madre di Dio, e il prete triggianese Nicola De Filippis (1697-1740), che completò il suo percorso artistico nella bottega napoletana di Paolo De Matteis, grazie all’intercessione dell’arcivescovo Muzio Gaeta II. Questi artisti, attraverso le loro opere, contribuirono a definire un’estetica devozionale che coniugava solennità, accessibilità e un forte senso di appartenenza comunitaria.

Nel corso dell’Ottocento, la tradizione del pittore devoto trovò nuova linfa e diffusione grazie alla figura del pugliese Michele Montrone, artista capace di ottenere ampio consenso sia da parte delle istituzioni ecclesiastiche sia tra il popolo. Montrone operò con uno stile versatile e comunicativo, realizzando un’ampia gamma di opere: imponenti pale d’altare, dipinti votivi destinati alle edicole urbane, ex voto e le caratteristiche bottiglie della sacra manna.

Nonostante la varietà di tecniche e destinazioni, emerge nella sua produzione una chiara tensione verso la definizione di una formula iconografica universale, capace di parlare a ogni tipo di pubblico. In essa le emozioni spontanee della gente comune e le aspirazioni estetiche degli spiriti più colti si fondono in una dimensione del sacro uniforme, accessibile e condivisa. Dimenticato, un rinnovato interesse per questa produzione artistica è emerso nel 1977, grazie agli studi pionieristici di Anna Maria Tripputi sugli ex voto, e successivamente con le ricerche di Lavermicocca e Cortone dedicate alle edicole votive di strada (Lavermicocca, Cortone 2001-2003), che hanno contribuito a restituire dignità storica e culturale a un’espressione religiosa profondamente radicata nel territorio.

Tantissime sono le opere attribuite a Michele Montrone, come documentato nel catalogo delle opere a cura di Nicola Curtone, che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per lo studio della sua produzione.

Seguendo la via del Montrone giungiamo così a Toritto e Quasano dove ri-scopriremo due gioielli dell’artista. Siamo nella chiesa di San Nicola, è qui che incontriamo una delle opere più significative realizzate da Montrone, la pala d’altare dell’Ultima Cena. Quest’opera appartiene al periodo della maturità dell’artista e rappresenta un esempio della sua maestria nel disegno delle figure e nella gestione del colore. La scena è ambientata in un loggiato con arco aperto, che si apre su un paesaggio dal fogliame fitto, creando una profondità visiva che enfatizza il momento sacro. Al centro della composizione, Cristo è raffigurato con lunghi capelli e una corta barba, mentre benedice il pane secondo il racconto evangelico. Gli apostoli, disposti in cerchio intorno alla tavola, sono colti in atteggiamenti diversi: alcuni conversano tra loro, mentre altri si interrogano sulle parole di Cristo. Particolarmente interessante è la figura di Giuda, raffigurato con il capo reclinato e un’espressione sospettosa, segno della sua imminente azione traditrice. La tela, probabilmente commissionata dalla confraternita del SS. Sacramento, testimonia l’abilità di Montrone nell’unire narrazione evangelica e drammaticità scenica, con un’attenzione particolare alla resa espressiva dei volti e all’illuminazione, che contribuisce a creare un’atmosfera mistica e coinvolgente.

La Pittura devozionale di Montrone a Quasano: Il Culto della Madonna degli Angeli

Se Toritto conserva opere di grande rilevanza storico-artistica, Quasano, località nota per il Santuario della Madonna degli Angeli, rappresenta un altro luogo chiave per comprendere il lavoro di Montrone.

Qui troviamo l’altra tipica produzione del Montrone, gli ex voto, testimonianze pittoriche di grazie ricevute e miracoli attribuiti all’intercessione della Vergine.Uno degli esempi più significativi è la Tavoletta ex voto del 1912, in passato custodito presso il Santuario e di cui oggi rimane solo una fotografia incorniciata. Questo ex voto, dipinto ad olio su rame, è un racconto visivo dettagliato di una grazia ricevuta. La scena è ambientata in una stanza domestica, raffigurata con minuzia nei particolari: un letto con lenzuola bianche, una cassapanca scura ai piedi del giaciglio, pareti spoglie ma con immagini sacre appese, tipiche dell’arredamento delle case dell’epoca.

Al centro della rappresentazione si trova un adolescente malato, disteso sul letto con il capo adagiato su un cuscino. Il giovane ha il volto pallido, l’espressione stanca e un corpo fragile, elementi che sottolineano la sua sofferenza. Accanto a lui, un medico con barba folta e abito scuro lo osserva con aria preoccupata, mentre con una mano gli tocca il polso per controllarne il battito.

A destra del letto, un gruppo di parenti è inginocchiato in preghiera: una donna, con il capo coperto da un velo nero, tiene le mani giunte e lo sguardo rivolto verso l’alto, mentre un uomo, forse il padre del ragazzo, si appoggia al letto con un atteggiamento colmo di angoscia e speranza.

La parte superiore della tavoletta è dominata da un’apparizione celeste: Cristo e la Vergine Maria, circondati da un alone di luce dorata, fluttuano tra le nubi. La Vergine, avvolta in un manto azzurro, tiene le mani giunte in preghiera, mentre Cristo, a torso nudo con il vessillo della Resurrezione, benedice il ragazzo infermo. Al centro della scena compare anche la colomba dello Spirito Santo, simbolo della grazia divina che scende sul giovane malato.

Questa rappresentazione iconografica si ispira alla tradizione delle apparizioni mariane, con una forte componente narrativa che trasmette il senso di protezione e speranza che l’evento miracoloso ha generato tra i fedeli.

L’opera è poco nota ma in realtà schedata e pubblicata

L’Oblio di un Patrimonio d’Arte e Fede

L’opera di Michele Montrone a Toritto e Quasano è un esempio perfetto di come l’arte possa essere al servizio della fede e della comunità. Tuttavia, senza un’adeguata valorizzazione, il rischio è che queste testimonianze vengano dimenticate, trafugate, fatte sparire, perdendo così un pezzo fondamentale della memoria storica e artistica del territorio. La sua capacità di raccontare la fede attraverso immagini semplici ma evocative fa di Montrone una delle figure più importanti della pittura sacra pugliese, il cui lascito merita di essere riscoperto e preservato.

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