di Andrea Romanazzi
La festa del Natale è una tradizione nata moltissimi secoli prima della venuta del Cristo, quando l’uomo, immerso nell’immanenza della Natura, sua madre feconda, guardava stranito i suoi prodigi. Il primitivo sapeva bene che tutto è dominato da cicli di morte e resurrezione in un eterno susseguirsi di buio e luce, vita e morte che, come eterna spirale, nel loro continuo inseguirsi assicurano la vita. Di estrema importanza diventano particolari periodi dell’anno durante i quali l’uomo tenta di ingraziarsi la sua Grande Madre con una serie di rituali propiziatori atti a ridestarla dal suo torpore per assicurare prosperità e fecondità. E’ in quest’ottica che si inserisce la festività del Natale, detta anche Yule, il Solstizio d’Inverno, il momento in cui il Sole, l’elemento maschile ingravidatore, nella sua fase più debole, dal 22 al 24 dicembre, viene partorito nuovamente dalla sua Madre per garantire lui stesso successivamente, come figlio ed amante, la fertilità della sua sposa. presenta spesso, con nuove vesti, antichi retaggi culturali, rituali pagani assorbiti dalla nuova religione che però si ripresentano con forza tra le pieghe del manto tessuto proprio per nasconderle e coprirle.
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