A pochi chilometri a sud di Grosseto, le colline dell’Uccellina si distendono verso il mare come sentinelle silenziose, protese a custodire la piana sottostante. Il loro profilo ondulato, rivestito dal verde fitto della macchia mediterranea, è interrotto qua e là da imponenti torri quadrangolari, masse grigie e solenni, dagli occhi ciechi e muti, come antichi guardiani che sfidano il tempo.

In una di queste torri, un tempo, viveva una giovane donna — figlia di un comandante incaricato di sorvegliare quelle terre, occhi puntati verso l’orizzonte, in attesa che non si profilassero le vele oscure delle navi saracene, portatrici di fuoco, saccheggio e terrore.


Margherita, aveva appena quattordici anni, lunghissimi capelli rossi e dalla pelle candida come la porcellana. I soldati dell’avamposto, affaticati dalle zanzare della malaria e dalla solitudine, la chiamavano con un misto di rispetto e dolcezza la Bella Marsilia. Lei passava le sue giornate osservando il mare e i cieli, seguendo i migratori che annunciavano il cambiare delle stagioni.

Poi venne la notte.

Una notte d’estate, dolce e senza luna, in cui i pirati sbarcarono silenziosi sulla battigia dell’Uccellina. Salirono alla torre nascosti nel buio, e mentre i soldati dormivano ignari, colpirono. Le urla, il sangue, il panico: tutto finì in pochi istanti. Il comandante Marsili, nel disperato tentativo di salvare sua figlia, la trascinò sulla sommità della torre, ma fu tutto inutile. I pirati presero Margherita, e la portarono via come il più prezioso dei bottini, destinata al sultano Selim.

Da quella notte, si dice, ogni anno nello stesso giorno, nelle notti senza luna, la figura della giovane appare sulla torre, la veste da notte bianca come allora, i lunghi capelli rossi a coprirle le spalle. La sua voce, un lamento disperato, si mescola al respiro della macchia, tra lentisco, mirto ed erica.

Ma la leggenda non finisce lì. C’è chi giura che la Bella Marsilia ancora cammini tra i cespugli della Maremma, intatta nella sua bellezza, la pelle come latte, il profumo dei capelli come incenso d’oriente. Appare agli uomini solitari che osano sfidare la notte, tende loro la mano, li ama per un tempo sospeso e poi li lascia, all’alba, svuotati, consumati da un amore che nessun’altra donna potrà più colmare. E così, dice la voce popolare, muoiono di nostalgia, come colpiti da una malìa senza antidoto.

Una leggenda? Forse. Ma la storia ci restituisce una verità ancora più sorprendente. Margherita Marsili è realmente esistita. I fatti risalgono alla metà del Cinquecento, e fonti storiche raccontano che la giovane fu condotta davvero al cospetto del sultano Selim II, di cui divenne favorita. Diede alla luce un figlio, e si dice abbia fatto avvelenare il primogenito del sultano per assicurare il trono al suo sangue. Un affresco, forse a Istanbul, ritrae le donne dell’harem: fra tutte, spicca una giovane pallida dai capelli rossi.

E se questa fosse la vera origine della leggenda?

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