di Andrea Romanazzi
Criptozoologia Marina
Da sempre l’uomo ha cercato nella natura e in tutto ciò che lo circonda l’incontro con il “mostruoso” in quella sua accezione arcaica derivante da monere, ovvero “straordinario”, “incredibile”, “fantastico. Ovviamente la sua ricerca non poteva non toccare il mare, nella fantasia popolare abitato da esseri terrificanti e favolosi. La superficie acquatica occupa il 97% del nostro pianeta ancora oggi in gran parte sconosciuta nelle sue profonditàe dunque perfettacandidata per miti e leggende. Sirene, basilischi, kraken e serpenti di mare sono solo alcuni dei mostri che hanno popolato l’iconografia e i racconti medievali da Vincenzo De Beuvatiis ad Alberto Magno. I racconti di sfortunati viaggiatori, poi, hanno contribuito alla diffusione di credenze su esseri marini fantastici che entreranno così nell’immaginario collettivo e andranno a creare i famosi bestiari. Oggi chi si occupa dello studio di tali creature è definito criptozoologo, erede di quellozoologo belga Bernard Heuvelmans, definito il “padre della criptozoologia”. Questo articolo vuole presentare alcune delle più mostruose creature degli abissi, e riflettere sull’esistenza di quelle ancora oggi avvolte nel mistero.
Il Mostro-Isola
Il Mercante araboSulayaman, attorno all’anno mille, scrive“…in questo mare vi un pesce che ogni tanto emerge sul cui dorso spuntano erbe e conchiglie. Capita che quelli che vanno per mare, ritenendolo un’isola, via trattino, ma non appena capiscono salpano alla svelta. Talvolta quel pesce distendi una delle due ali che ha sul dorso, la quale diventa come una vela, talvolta sbuffa acqua dalla bocca che sembra il grande Faro. Quelli che vanno per mare ne hanno paura e a notte, per te ma chissà poggia le nave e gli affondi, suonano campane simile a quelle di cristiani…”. Si tratta della descrizione del pesce-isola, creatura già descritta da Plinio il Vecchio, nella NaturalisHistoria,dove racconta la storia di un pesce gigante sul cui dorso,spesso, ingannati dalle sembianze, sbarcavano i marinai che, solo successivamente,si accorgevano della sua vera natura. Brandano il Navigatore,abate irlandese del VI secolo, nella sua NavigatiosanctiBrendani, è addirittura raffigurato approdare sul dorso di questo mitico pesce chiamato Iasconius.All’incirca alla stessa epoca di Sulayaman, risale un altro riferimento arabo, quello dellozoologo Al-Jahizche, ne Libro degli animali, scrive “…Per quanto concerne lo Zaratan, non ho mai incontrato nessuno che l’abbia visto con i propri occhi. Ci sono marinai che asseriscono di essersi spinti verso certe isole, vedendo valli boscose e spaccature nella roccia, e di essere sbarcati per accendere un gran fuoco; e che quando il calore delle fiamme ebbe raggiunto la spina dorsale dello Zaratan, questo abbia iniziato a immergersi nell’acqua con loro sopra di lui, e con tutte le piante che vi crescevano, fino a che solo quelli capaci di nuotare furono in grado di salvarsi. Questo supera persino la più coraggiosa e fantasiosa delle finzioni.”. Il mito di un mostro marino grande come un’isola, lo ritroviamo, poi, nella mitologia norrena, come nella Saga di Oddr l’arciere, insieme ad altre creature misteriose come il Kraken di cui parleremo a breve. Olao Magno, nelle sue Storie delle Popolazioni Nordiche, pubblicate nel 1555, scrive “…si veggono nel mar di Norvegia pesci di strano e inusitato nome, ancora che siano stimati della specie delle balene, li quali al primo aspetto mostrano la loro crudeltà, e subito inducano grande orrore…hanno queste bestie la bocca grande e molto ampia e con il proprio peso o in prora o in poppa della nave che ella si posi e, premendo, la manda a fondo…”. Successivamente ulteriore riferimento lo ritroviamonel Bestiaires d’amours, di Richard de Fournival,“…essa e di enormi proporzioni, simile un’isola ignorandolo i naviganti leggano a destra la loro nave corre appunto in un’isola e vi piantano le ancore e gli attori. Quindi vi fanno fuoco sopra per cuocersi qualcosa. Ma non appena senti il caldo si immerge negli abissi Marini vi trascina le navi…”.

Possibile che tutte queste descrizioni del Pesce-Isola siano solo un prodotto della fantasia degli uomini? Qui si inserisce lo studio del criptozoologo, analizzare le antiche leggende per dare un volto ad esseri ritenuti mitici e fantastici. Oggi sappiamo che il “Pesce-Isola” non è altro che il Capodoglio, il più grande animale vivente munito di denti che ha ispirato il Moby-Dick e che si nutre di una vasta gamma di specie animali tra cui i calamari giganti. Non è un caso che il pesce-isola sia comunemente legato ad un altro mostro marino, il Kraken.

Il Kraken: calamaro gigante delle leggende scandinave
“…Sotto le onde del mare più profondo giù, fino a sotto gli abissi Marini, il suo antico sono indisturbato e senza sogni dorme il Kraken…”È così che descrive Tennyson questo mitico animale. Si tratta di un gigantesco cefalopodesomigliante a una piovra o calamaro con tentacoli abbastanza grandi e lunghi da avvolgere un’intera nave. Nonostante la sua fama si sia sviluppata nel Settecento, racconti di questo terribile mostro circolavano già verso la fine dell’epoca medievale, prendendo forma in maniera più organica nell’opera SystemaNaturae di Carl NilssonLinnaeus. Le tracce del Kraken non si trovano solo nell’area nordica.Aristotele dimostra di conoscere queste creature di mare descrivendone alcuni incontri nel Mediterraneo e lungo le coste della Dalmazia. Con tutta probabilità anche la mitologica Scilla, il mostro marino descritto nell’Eneide, potrebbe essere un cefalopode gigante. La leggenda narra che in origine ella erauna bellissima Ninfa che,per sortilegio della maga Circe gelosa dell’amore che il giovane Glauco provava per lei, viene tramutata in un mostro a sette teste ognuna con una triplice fila di denti. Spaventata essa stessa dal suo nuovo aspetto, si sarebbe nascosta nelle profondità del mare di Sicilia adescando i marinai di passaggio. Rappresentata con un corpo di donna fino alla vita e poi successivamente con tentacoli o code di pesce, richiama fortemente l’idea della cefalopode gigante.In realtà la presenza di cefalopodi e piove giganti nell’area sicula non è solo una fantasia ma è stata confermata da una serie di avvistamenti come quello di una “smisurata Idra che infestaval’area ” nel 1560 a Trapani o di unpolpo di 64 kg che sarebbe stato pescato a Capo di San Vitonel 1743. Nell’Ottocento, quando la caccia ai Capodogli era una pratica comune, numerose erano le testimonianze di enormi parti di calamari giganti ritrovati nei loro stomaci come tentacoli e becchi e, alla stessa maniera, segni evidenti di lotte e cicatrici si trovano sulla pelle di tali cetacei. Probabilmente da questi ritrovamenti nascono le leggende di lotte titaniche negli abissi tra questi due giganti. Oggi sappiamo che anche questo “mostro” non è una creatura fantastica, i calamari giganti abitano comunemente le profondità oceaniche, dove possono raggiungere dimensioni di oltre 13 metri.
