I Fratelli Spizzico e l’arte della Ceramica Barese

di Andrea Romanazzi

Nel panorama artistico pugliese ed meridionale che caratterizzava gli anni cinquanta della città di Bari,  non possono non citare due fratelli, Francesco e Raffaele Spizzico pittori e ceramisti. Recentemente è stato Vittorio Sgarbi a paragonarli a Guttuso, “…Rappresentano una esperienza degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta dell’arte italiana in maniera molto vibrante e originale, fuori dalle avanguardie, ma dentro un filone di consapevolezza del moderno. Sono artisti contemporanei, sia pure non di ricerca sperimentale estrema” per quanto i due artisti non stimavano particolarmente il loro collega.

Nipoti di Nicola Rega, già noto Come decoratore delle chiese, frequentarono le botteghe d’arte fin da ragazzini. Nel 1928 aprono in via Melo, al civico 39, un primo laboratorio specializzato di decorazione e successivamente, un forno nella città vecchia, nei pressi di Santa Teresa dei Maschi. Nel 1939  aprono infine il laboratorio,  “Ceramica Spizzico”, dove lavoreranno come pittori, decoratori, ceramisti e mosaicisti. La bottega, sita in piazza del Ferrarese, al civico 18, divenne anche sede di una libera associazione di artisti pugliesi. Le loro azioni nel panorama artistico barese e pugliese non si fermarono qui. Era presso il caffè Il sottano, in via Putignani 90, che, nelle salette retrostanti, si riunivano insieme alle menti che caratterizzavano la Belle Époque barese. Parteciparono anche alla Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Si diedero anche alla docenza, Raffaele fu il primo direttore dell’accademia di Lecce, ed entrambi furono co-fondatori dell’Istituto d’Arte di Bari, nonchè promotori del «Maggio di Bari», una mostra nazionale di pittura nata nel 1951 di cui abbiamo già parlato.

Oggi possono essere effettivamente considerati come innovatori della pittura e della ceramica novecentesca pugliese superando il “vedutismo” e il “neorealismo” che caratterizzava l’arte meridionale, strizzando l’occhio a correnti più astrattiste come il divisionismo, il simbolismo e i fauves come nelle opere dai selvaggi colori dedicate alla Murgia. Esempio di tali capolavori sono l’olio su tela presente nella Sala del Consiglio Generale della Fiera del Levante noto come “L’industrializzazione del Mezzogiorno”, nonchè due pannelli in carta su legno, datati anni 70, presentati dai fratelli in occasione del concorso per la selezione delle opere destinate al Palazzo di Giustizia di Bari, oggi ospitati nel Palazzo della Giunta regionale sul lungomare Nazario Sauro. Sono però forse le loro “sculture”, cariche di arcaicismi e raffigurazioni primordiali, a caratterizzare i loro più bei lavori, conservati in collezioni private o nel museo a cielo aperto della città. Un esempio è senz’altro “Gruppo di famiglia” una “scultura acuminata e austera, greve e priva di eccessi nella modellazione, uniforme nella tinteggiatura ed essenziale nella giustapposizione degli elementi materici…attingendo a un immaginario impressionato dalla sconvolgente scoperta del profondo Mediterraneo, reca in sé tutti i segni di un’adesione a un modello ancestrale e remoto…”..L’arcaicismo è anche rappresentato dal materiale che caratterizza le loro opere, bronzo o argilla, che rimandano alla tradizione mediterranea e all’archeologia. 

In particolare negli anni ‘70 Raffaele Spizzico si dedica alla scultura astratta, caratterizzata da impronte e formelle dalle vigorose lavorazioni. Nella sede dell’Acquedotto Pugliese, tra corso Vittorio Veneto e viale Emanuele Orlando, in particolare nell’atrio, si trova una installazione in  bronzo di materico vigore, realizzato con la tecnica di fusione a cera persa. Il lavoro richiama l’altra incredibile opera, la cancellata di Palazzo Andidero, realizzato dal solo Raffaele, dove formelle materiche inseguono simboli di prosperità e volti femminili. In entrambe le opere troviamo una estrema dinamicità nella geometrica modularità proprio grazie allo studio dell’alternanza del vuoto/pieno. Il primitivismo materico è poi presente nella fontana in ceramica presente in Palazzo Borea in corso Vittorio Emanuele. Realizza anche due sculture in bronzo e acciaio per la neonata facoltà di Ingegneria, “Forme”, e “Forma nello spazio” e, nel 1997, per i Giochi del Mediterraneo la scultura “La Vela”, che rimanda ancora una volta ai temi arcaistici del mare e della navigazione. Purtroppo questi grandi artisti non sono molto stati ricordati dalla città di Bari, donati dai concittadini all’oblio e alla dimenticanza, come testimonia il magnifico Presepe Arcaico, una delle ultime opere di Raffaele Spizzico, acquistata dal Comune per finire tra gli scatoloni dei magazzini.

1 commento su “I Fratelli Spizzico e l’arte della Ceramica Barese”

Lascia un commento