di Andrea Romanazzi

Chianocco è piccolo comune della Val di Susa che custodisce un patrimonio di storie e misteri che si intrecciano con la sua storia medievale. Questo borgo di 1.503 abitanti, situato nella città metropolitana di Torino, è noto per le sue vestigia romaniche e medievali, come il Casaforte, la chiesa sconsacrata di San Pietro, e il castello dei Bertrandi. Tuttavia, oltre alle sue ricchezze storiche, Chianocco è avvolto da un’aura di antiche credenze che narrano di streghe e misteriosi accadimenti, rendendolo un luogo dove la storia si fonde con la leggenda.

Un Paese tra Storia e Magia

Chianocco si erge ai piedi delle ultime falde del Rocciamelone, accanto ai vicini Foresto e Mompantero, in un paesaggio suggestivo e selvaggio, costellato da torrenti che scendono impetuosi verso il fondovalle. È proprio in questi luoghi aspri e isolati che, secondo la tradizione popolare, le streghe trovavano il loro rifugio, alimentando storie e credenze tramandate di generazione in generazione. Parliamo di Masche…

“…Nelle credenze sparse tra gli alpigiani intorno al misterioso ed infernale potere delle streghe, come pure nelle leggende strane che si raccontano ancora in ogni villaggio a prova del terrore ch’esse cagionarono agli apigiani, non trovansi più le divinità gentili e benefiche degli avi nostri, le dee delle nevi, le fanciulle, il musco, i nani allegri e cortesi e le schiere di cacciatori selvaggi, secondo il concetto più bello e poetico delle antiche mitologie e se per caso appariscono vicino alle tristi figure di streghe, le rivediamo solo nella loro trasformazione in demoni minacciosi…”.

Così Maria Savi Lopez introduce la presenza delle streghe in Piemonte. note come Masche, il termine avrebbe origine spagnola e deriverebbe dal verbo mascar, cioè “masticare”. Secondo altri, il suo significato sarebbe “anima di morto”, a sottolineare lo stretto legame con quelle tremende processioni incontrate. Personalmente, penso che il termine riproponga ancora una volta il legame già evidenziato tra la strega e la maschera, il travestimento rituale che comporta la trasumanazione durante il Sabba.  Le cronache piemontesi parlano di antiche radure, conosciute come il “Pian delle Streghe”, dove si svolgevano sabba e riti occulti. Non solo, in tutti i borghi e i comuni alpini tradizioni e leggende narravano della presenza della strega. Tra i ritrovi più noti vi erano la borgata di Chieri, dove andavano a rubare galline, nella Valle d’Andorno, vicino a Piedicavallo e al Roc Neir o nelle Valli di Lanzo. Nella Valle Anzasca si credeva che le masche prendessero forma di mosconi, mentre altre streghe della Val Varaita e della Gamia si ungevano con grasso magico per partecipare ai Sabba presso Borgone, il Monte Rosa, o il “Piano delle streghe”. 

Ovviamente questi racconti non potevano mancare a Chianocco. Riportiamo così, due storie del focolare: la giovenca fantasma e il gatto nero e il falcetto.

La Giovenca Fantasma

Si narra di due giovani che, durante una notte invernale, si allontanarono dal loro borgo per raggiungere le stalle di un altro villaggio dove li attendevano le loro innamorate. Lungo il cammino, incontrarono una giovenca sola, con un legaccio al collo. Insospettiti dalla sua presenza in un luogo così isolato, decisero di condurla con sé per cercare il proprietario. L’animale li seguì docilmente per un tratto, ma, poco prima di arrivare tra le case del villaggio, diede uno strappo al legaccio e scomparve nel nulla. Raggiunta la stalla, i due giovani rimasero sconvolti nel vedere una donna del paese, già sospettata di stregoneria, entrare trafelata con il medesimo legaccio al collo.

Il Gatto Nero e il Falcetto

In un’altra storia, durante una veglia funebre, un grande gatto nero comparve all’improvviso e iniziò a spegnere ripetutamente il lumicino posto accanto al defunto. Gli astanti, esasperati, cercarono di allontanarlo, ma il gatto tornava sempre nello stesso punto. Uno degli uomini, deciso a porre fine al misterioso disturbo, colpì l’animale con un falcetto, mozzandogli una zampa. Il gatto non emise alcun suono e svanì nel nulla. Il giorno seguente, una donna del paese, nota per la sua presunta pratica della stregoneria, fu trovata a letto con una ferita identica a quella inferta al gatto.

Questi racconti, così come molte altre leggende del Piemonte, riflettono la profonda connessione tra i luoghi e le credenze popolari. Gli intrecci di crini sui cavalli, il ritrovamento di due vacche legate nella stessa catena, o le apparizioni di animali misteriosi erano tutti interpretati come segni della presenza delle streghe. A Chianocco, queste storie fanno parte del folklore locale e contribuiscono a creare un alone di mistero che ancora oggi affascina i visitatori. Un borgo che invita a scoprire il sottile confine tra realtà e fantasia, dove ogni pietra sembra custodire un segreto.

Una replica a “Chianocco: Leggende di Streghe ai Piedi del Rocciamelone”

  1. Sono d’accordo con la derivazione del termine masca da maschera. Ne appare conseguente anche la definizione “anima di morto” visto che nel legno con le quali sono realizzate vi sono gli spiriti dei defunti che l’albero avrebbe assorbito dal sottosuolo (vedi anche: canto tredicesimo dell’Inferno di Dante, secondo girone del settimo cerchio, dove sono puniti i violenti contro sè stessi).

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