la convinzione dell’esistenza dei vampiri

di Maddalena Winchester

Le radici della convinzione dell’esistenza dei vampiri in questa cultura sono basate sulle credenze e pratiche pre-cristiane del popolo slavo e sulla loro concezione di oltretomba. Nonostante la mancanza di scrittori slavi pre-cristiani che descrivessero i dettagli della “vecchia religione”, molte credenze spirituali pagane e rituali sono rimasti radicati nel popolo slavo anche dopo l’avvento del Cristianesimo. Secondo le credenze slave, vi era una netta distinzione tra corpo e anima. Questa era imperitura e alla morte del corpo avrebbe vagato per quarant’anni prima di trovare pace nell’oltretomba eterno. Si credeva che durante questo periodo l’anima avesse la capacità di rientrare nel corpo del defunto. Così come per i demoni, anche le anime potevano avere un effetto sia positivo sia negativo a seconda della loro natura. Molti riti sepolcrali avevano lo scopo di assicurare la purezza dell’anima, ora che si era separata dal corpo. La morte di un bambino non battezzato, una morte violenta o prematura, la morte di un grave peccatore (come uno stregone o un assassino) o una sepoltura non appropriata erano tutte cause di impurità dell’anima. Un’anima impura era molto temuta dagli slavi, poiché era potenzialmente vendicativa. Da queste credenze riguardo alla morte e all’anima deriva il concetto slavo di vampiro. Un vampiro è la manifestazione di uno spirito impuro che sta possedendo un corpo in decomposizione. Questa creatura non morta è vendicativa e gelosa nei confronti dei vivi, da cui succhia sangue per sopravvivere. Spesso le persone ritenevano che un cadavere si fosse trasformato in vampiro, quando non aveva un aspetto che loro ritenevano congruo con lo stato di morte. La decomposizione dipende dalla temperatura, dalla composizione chimica del terreno, dal tipo di sepoltura e da altri fattori, allora poco conosciuti. All’epoca i cacciatori di vampiri sospettavano di vampirismo un corpo che presentava i segni della decomposizione e ciò nasceva, sempre secondo Barber, dall’erronea conclusione che quest’ultima attività, appunto perché tale, indicava una sorta di vita post-mortem. Nel caso di Arnold Paole, il cadavere riesumato di una donna sembrò ai paesani più sano di quanto la donna lo fosse stata in vita. Il trasudare sangue venne interpretato come prova di attività vampiresca. Anche il divenire scuro della pelle è causato dalla decomposizione, ma all’epoca veniva interpretato come uno dei numerosi indizi di vampirismo. Il rigonfiamento del cadavere in decomposizione poteva causare la sfuggita di gas dal corpo: se questo fosse passato attraverso le corde vocali avrebbe potuto produrre suoni simili a gemiti o flatulenza nel caso fosse passato attraverso l’ano. Dopo la morte, la pelle e le gengive perdevano liquidi e si contraevano, esponendo alla vista le radici di capelli, unghie e denti. Questo fenomeno fece credere che i capelli, le unghie e i denti stessero continuando a crescere dopo la morte. È anche stato ipotizzato che le leggende sui vampiri fossero influenzate da singoli individui sepolti vivi a causa delle mancate conoscenze mediche dell’epoca. In alcuni casi in cui delle persone avevano sentito dei rumori provenire dall’interno di una tomba, si erano poi scoperti, scoperchiandola, segni di unghiate sulla bara, da cui la vittima aveva tentato di fuggire. In altri casi la persona sepolta viva aveva battuto la testa contro la bara, sanguinando dal naso e dalla bocca; il sangue fece credere a chi aveva dissotterrato la bara che il cadavere si fosse “nutrito”. Altre volte i rumori erano causati, come già spiegato, dalla fuoriuscita di gas durante la decomposizione.

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