Antico Calendario Barese: Settembre il mese mariano

di Andrea Romanazzi

Proseguiamo il filone religioso tuffandoci nella devozione popolare settembrina.

La città di Bari ha da sempre un fortissimo legame con il culto della Vergine. Come molti sanno, infatti, la Madonna Odigitria, ovvero “Colei che indica la Via” e una Co-protettrice della città. Secondo la tradizione l’Icona, oggi visibile nella cripta della Cattedrale, fu realizzata da san Luca, venerata per quattro secoli a Gerusalemme, e poi trasferita a Costantinopoli dall’imperatrice Pulcheria che la volle venerata, con l’appellativo di Maria Santissima di Costantinopoli, nella Basilica retta dai monaci di San Basilio, detti “Calogeri“. In realtà l’Icona oggi visibile nella Cattedrale di Bari non è quella originale, probabilmente andata perduta durante gli assedi turchi di Costantinopoli, ma una copia cinquecentesca probabilmente eseguita dal pittore Palvisino di Putignano. Ad ogni modo la sua presenza a Bari è storicamente accertata a partire dal 1500, come testimoniato da un documento dell’Arcivescovo Antonio Puteo che costituisce la “Pia Associazione di Santa Maria di Costantinopoli“. È interessante citare quanto scrisse il pittore Antonio La Nave, al quale viene affidato un delicato restauro nel 1932, sia per la testimonianza dell’epoca, sia perché sarà poi a questo artista locale che saranno commissionate alcune delle 240 edicole votive presenti nella città vecchia.

“…Si notò subito con grande rammarico, il non buono stato di conservazione della S. Tavola per le ingiurie del tempo degli uomini (…). Si notò anche chiaramente che il S. Quadro, che ora misura cm. 85×58, doveva avere un tempo non lontano delle dimensioni abbastanza più grandi (…). La detta S. Immagine doveva essere, non come ora si presenta, a mezzo busto, ma intera, seduta, con gravità matronale, su di un severo seggiolone che nell’oscurità delle tinte, si vedevano ancora delle assicelle e che l’attuale S. Bambino, assolutamente non è l’originale, perché di fattura assai posteriore e non paragonabile alla bellezza divina della Madonna..”

L’8 Sttembre e la Madonna delle Percoche

In realtà, l’epiteto dell’Odegitria non è l’unico fortemente cultuato nella città. Un’altra Madonna particolarmente venerata è quella delle Grazie. La devozione popolare vuole Maria come una madre amorosa che fa ottenere tutto ciò che gli uomini necessitano per l’eterna salvezza. Per ammirare la più bella, dobbiamo recarci nella piccola ed antica chiesa di San Luca, nei pressi della Basilica di san Nicola. Si tratta di una chiesetta medievale, probabilmente edificata da una colonia dalmata residente in città, i cui primi riferimenti sono datati 1217 e dedicata a San Luca, monaco eremita greco il cui culto era diffuso in tutto l’Adriatico. La chiesa, poi, viene associata alla “Madonna della Finestra”, per via di una tradizione popolare che vuole il ritrovamento nella zona di un dipinto della Vergine che, poi, sarebbe entrato in chiesa attraverso la finestra. E’ all’interno di questa bellissima chiesetta, oggi curata dall’Arciconfraternita di San Luca, che possiamo ammirare un dipinto ottocentesco del pittore barese Michele Lapegna e una bellissima statua della Vergine delle Grazie con un fantastico abito ornato di oro e pietre dure. Ebbene, la devozione popolare attribuisce a questa Madonna l’appellativo “delle Percoche”, ovvero l’prquec, a causa del colore delle sue gote. E’ questa la Madonna, fortemente venerata dagli abitanti locali, a cui,  l’8 settembre,  è dedicata una  grande festa popolare e che ci riporta, ancora una volta tra i culti mariani cittadini.

il 15 Settembre e la Madonna delle Galline

Se facciamo un giro nel borgo antico troviamo moltissime edicole dedicate al culto dell’Addolorata La devozione alla Vergine “Addolorata”, raffigurata trafitta da sette spade nel cuore rappresentanti gli altrettanti dolori di Maria, ovvero la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù al tempio, l’incontro con il figlio lungo il Calvario, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura, si sviluppa nel 1600. In quel periodo tutto  il Regno di Napoli è colpito da una tremenda epidemia di peste e Bari non fa eccezione, come descritto da Fabrizio Veniero, nel suo “Disavventure di Bari” dove narra le paure, i provvedimenti sanitari e le pratiche magico-devozionali dei baresi di fronte alla malattia. Si narra, ad esempio, che era utilizzata la manna prelevata dalla tomba di San Nicola per allontanare il morbo o ancora come venivano poste, all’interno delle case, pietre benedette provenienti da Monte Sant’Angelo, uno dei pochi borghi che si dicesse rimasto immune dal contagio. Il centro storico viene anche dipinto di bianco, come quello di molti altri centri vicini come, ad esempio, Ostuni. L’epiteto di “città bianca” associato a molti comuni pugliesi è proprio dovuto proprio alla calce posta sui muri che, nella credenza popolare, godeva di proprietà asettiche e disinfettanti. La peste non fa sconti. In otto mesi moriranno ben 12.462 persone. La tradizione popolare vuole che solo l’intercessione della Madonna Addolorata riuscirà a far superare la crisi della peste. E’ così che la Vergine diviene protettrice di Bari. Moltissimi sono gli altarini e le edicole dedicate a questa Vergine, molte di queste vere e proprie opere d’arte. Un esempio è la raffigurazione presente sotto il noto “arco della neve”. Il nome di questa costruzione non è casuale. Nella città, infatti, esistevano tre “spacci” di neve fresca, provenienti dalle Murge o dal Trentino. Una di queste neviere era presente proprio dove oggi si trova l’arco citato che diede, tra l’altro, nei suoi alloggi, i natali a Giuseppe Massari, primo parlamentare barese dopo l’Unità di Italia. Altra curiosità. Un breve cenno sugli artisti che lavorarono a questi dipinti. La maggior parte di queste edicole sarebbero state realizzate dagli artisti baresi Montrone, Dentamaro e Lanave tra il XIX e il XX secolo con la tecnica dell’olio su rame.

In particolare il Montrone aveva l’abitudine di raffigurare la Vergine con accanto alcuni santi tra cui l’immancabile Nicola. Successivamente furono attivi i fratelli Francesco e Raffaele Spizzico, più noti come ceramisti, con la loro bottega in Piazza del Ferrarese al civico 18, tra i cui lavori possiamo annoverare il bellissimo crocifisso di un Gesù circondato da anime purganti presente nei pressi di piazza Mercantile, in vico de’Gironda, sotto l’arco “del piscio” il cui nome riporta a vecchie cattive abitudini perpetrate in quel luogo. Rimanendo sotto gli archi, un’Addolorata molto “particolare” è quella poi presente sotto l’arco dello Spirito Santo, in zona San Pietro. La Vergine è qui raffigurata tra San Giuseppe e san Nicola con un bellissimo abito azzurro. Ebbene, la tradizione popolare vuole che in alcuni momenti particolarmente luttuosi per la città, la veste o il volto della Madonna diventino “gnore”, ovvero neri. Si narra, ad esempio, che l’ultima volta che avvenne il cambiamento del colorito del volto della Vergine  Bari viene colpita dall’alluvione. Passiamo ora alla parte più “culinaria” del culto.

A Bari l’Addolorata si festeggia il 15 Settembre. La tradizione voleva che si facesse una grande festa a base di orecchiette e brodo. Nel gergo popolare l’Addolorata è ancora conosciuta come “la Madonna de le gardeddere”, ovvero delle galline, proprio perché, in passato, nel giorno della sua festa, era tradizione preparare, appunto, il brodo con tale animale.

 “…vine vine festa granne

Uam fe ch’i recchietèdde

N’atà vòta m’assaggè a carne”

Certamente non si consumava solo il brodo, ma in tale giorno non potevano mancare le orecchiette, piatto in realtà riservato ai ricchi e consumato dal popolo solo poche volte l’anno, appunto, durante le feste. La tradizione di festeggiare l’Addolorata dura almeno fino agli anni ’60 quando viene soppressa al Vescovo Nicodemo. Fede e commerci non vanno sempre d’accordo, così il culto si sovrapponeva alla nascente Fiera del Levante e la città non riusciva a gestire due eventi così importanti in contemporanea.

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