di Andrea Romanazzi
Nei culti africani e, ovviamente, sud americani, una divinità di particolare importanza è Elegguà, anche noto come Barà, Elegbà, Legba, Elegba, Legbara, da “Lu”, ovvero messaggero, e “Agbara” cioè potere. Nella sua più atavica forma è spesso raffigurato con un enorme fallo in erezione, espressione delle antiche divinità vegetazionali e solari.
Le caratteristiche di Elegbarà lo descrivono come una figura contraddittoria. Leale, generoso, amorevole, ma anche dispensatore di punizioni. Egli spesso è il caos non però finalizzato al male ma semplicemente al ritrovamento di una nuova “strada” migliore della precedente.

Elegbarà viene dunque invocato per assistere e risolvere qualunque problema, soprattutto legato ad una scelta e per i legamenti amorosi. Nella sezione delle tecniche oracolari vedremo che esiste una tecnica divinatoria legata proprio al Santo. E’ festeggiato il 13 giugno. I suoi colori sono il rosso e il nero, il suo giorno il lunedì, adora i garofani rossi, pane, prezzemolo, menta, peperoncino, mele rosse, sigari, candele rosse e nere, oggetti e chiavi in ferro, liquori ad alta gradazione alcolica, l’immancabile acqua e soprattutto il cocco. Ancora oggi una delle immagini e dei feticci più utilizzati per la sua raffigurazione è il cocco con occhi e bocca realizzati con conchiglie o cipree.

Scopo di questo approfondimento è, però, investigare sui feticci legati a Elegguà.
Esistono almeno due altari/ feticci dedicati ad Exù. Il primo è rigorosamente posto al di fuori dell’abitazione/terreiro, in una piccola casetta costruita appositamente, anche tipo buca per le lettere, chiuso a doppio giro da catene e lucchetto. Egli è il portiere del luogo, coLui che impedisce con violenza ai nemici di entrare, ma anche il Santo più pericoloso, tanto da esser tenuto sempre sotto chiave. Le offerte vanno poste fuori dalla sua alcova, e consistono in sigari e monetine.

Un secodo Exù è invece posto dietro la porta di ingresso, egli è la versione “bianca” del precedente, il genius loci, il protettore della dimora che arresta ogni maleficio e cattiva influenza.
Anche la ritualità ad essi legata è oggetto di procedure differenti. Il primo tipo, quello “esterno”
Il secondo tipo di feticcio ha una dimensione personale, una forma di protezione per il possessore. Normalmente è realizzato con un sasso trovato proprio dall’interessato durante specifiche cerimonie nelle acque di fiumi, laghi o mari. Trovata la roccia adatta essa diviene il “cuore” della modellazione a forma di testa realizzata con il cemento. In altri casi, il feticcio viene preventivamente realizzato in cemento con un foro alla base dove, poi, viene inserito il sasso.

L’elegguà familiare o comunitario, posto fuori al villaggio o all’abitazione è invece realizzato da uno sciamano/sacerdote ed è uno strumento di cultuazione di gruppo.
Se il il feticcio in pietra è più un Elegguá spiritista, quello comunitario e santorale e sarà oggetto di riti collettivi.
L’oggetto statua è prefabbricato in cemento reperito nel mercato di oggetti religiosi. Anche in questo caso all’interno del feticcio vengono inseriti i più diversi ingredienti, strettamente legati alle caratteristiche culturali del villaggio/famiglia. Non mancano mai limatura di zoccolo di cavallo, pesce essiccato, grani di riso, pepe, monete, mais tostato, miele…terriccio prelevato dal pollaio, che contiene feci, ossa, penne dei polli, ed una piccola quantità di terra che proviene dell’abitazione della guida spirituale.
Anche l’esterno del feticcio è trattata, con lo scopo di infondere potenza e riguardano la superficie esterna della statua con polvere di gusci d’uovo, salse piccanti, terriccio prelevato dai margini di incroci stradali, terre di montagna come sabbia di mare…La lista può allungarsi oltremodo, dipende anche dagli scopi. Se andrà a proteggere.