di Andrea Romanazzi
Continuiamo il nostro viaggio nella storia della città di Bari facendoci guidare da musa Architettura. Questo è in realtà un video-articolo. Prepariamoci così ad una bella passeggiata tra il Liberty barese, ne rimarrete stupiti.
Il passaggio tra il 1800 e il 1900 caratterizza una nuova visione del linguaggio umano, quasi resosi onnipotente dalla rivoluzione industriale ma che non si era in realtà accorto della sua estrema debolezza che sarà posta in evidenza con le successive guerre mondiali. Il progresso tecnologico, i nuovi traguardi raggiunti dalla tecnica e dalla scienza, le nuove applicazioni di materiali e tecniche costruttive, porteranno ad un grande rinnovamento anche nelle espressioni artistiche. E’ in questo nuovo boom antropocentrico che nasce l’Arte Nuova, nota anche come Art Nouveau, chiamata in Italia Liberty. Non tutti conoscono l’origine del termine. “Liberty” era il nome di un piccolo emporio londinese specializzato nel commercio di stoffe e tessuti caratterizzati da richiami floreali e naturali. Il negozio viene fondati da Sir Arthur Lasenby Liberty. L’”Arte Nuova” nasce subito come espressione antisistema, come critica alla produzione industriale e seriale e messaggio di ritorno al tema naturale nonché al manufatto unico caratterizzato dalla mano dell’artista e non dalla macchina. E’ dunque l’arte che guarda alla natura e al “pezzo unico”. Anche in Italia, come detto, si sviluppa il Liberty che oggi ha la sua massima espressione nella grande città sabauda: Torino. Come poche città del sud Italia, Bari diviene piccola capitale del Liberty realizzando un quartiere del tutto nuovo: Libertà. Oggi è il più popoloso quartiere comunale, si estende attualmente fra via Brigata Regina, via Quintino Sella, corso Italia e il Lungomare Vittorio Veneto. Il quartiere viene costruito agli inizi del ‘900 per far fronte alla crescita demografica che riguardava la città tra il 1910-1911 per il trasferimento nella città degli abitanti dall’entroterra. Tutto il quartiere è caratterizzato da palazzine multicolore contraddistinte da una altezza caratteristica non superiore ai due-tre piani, dove, tra l’apparente degrado, appaiono decorazioni impresse sul lito-cemento, rose e fiori sugli architravi, colonne, grappoli d’uva tra austeri zoccoli a bugnato alternati a fasce alterne lisce e ruvide in finta pietra. Non manca il richiamo all’architettura greco-romana, colonne corinzie e prodomi aggettanti. In molti casi le inferriate dei balconi si trasformano in elemento vegetale che sembra, appunto, fiorire. Come già detto i mascheroni apotropaici lasceranno il posto a teste femminili dalle chiome fluenti come le onde del mare, adorne di gioielli, collane ed orecchini, ma anche cornucopie, foglie di acanto, conchiglie, simbolo di prosperità e di buon auspicio, mascheroni apotropaici non più orripilanti ma che richiamavano la natura e il mito.
Godetevi allora la passeggiata e buon Liberty!