Monopoli (Bari): Tra culti e Mummificazioni

di Andrea Romanazzi

Pronti ad un altro “fuoriporta” barese? Oggi visitiamo Monopoli, bellissimo borgo della Puglia, secondo alcuni studiosi fondato dai Messapi, un’antica popolazione illirica o egeo-anatolica giunti intorno al IX secolo a.C. e stanziatasi tra la Murgia meridionale e al Salento.

Per altri l’origine dei Messapi è da ricercare nella cultura cretese. Erodoto scrivendo sulle origini delle popolazioni apule narra

“…Si racconta, infatti, che Minosse, giunto in Sicania alla ricerca di Dedalo, vi perì di morte violenta. Passato un po’ di tempo, per incitamento d’un dio, tutti i Cretesi, in massa, eccetto quelli di Policne e di Preso, venuti con una grande flotta in Sicania, avrebbero assediato per cinque anni la città di Camico, che, ai tempi miei, era abitata da Agrigentini. Alla fine, però, non riuscendo a conquistarla, né a rimanere più a lungo a lottare con la fame, se ne sarebbero andati abbandonando il campo. Quando, durante la navigazione, si trovavano presso la costa Iapigia, una violenta tempesta li avrebbe sorpresi e sbattuti contro terra: sicché, essendosi spezzate le navi, e non vedendosi più alcuna via di ritornare a Creta, fondata in quel luogo la città di Iria, ivi rimasero e divennero Iapigi-Messapi (cambiando nome), invece di Cretesi e continentali, da isolani che erano….”

L’etimologia del nome è piuttosto controversa. Una delle tante ipotesi è quella che lo vuole derivare proprio dal greco Μίνωος Πόλις, ovvero “Città di Minosse”. Conquistata dai Romani prima e successivamente dai Goti, la città viene contesa tra Bizantini e Nomanni nella famosa “Battaglia di Monopoli” svoltasi nel 1041 per poi essere assoggettata agli Angioini, agli Aragonesi e ai Veneziani. Protagonista della guerra della lega di Cognac, combattuta tra il 1526 e il 1530 tra Carlo V e Francesco I, passa poi successivamente all’Imperatore germanico. Terra di conquiste insomma, ma anche di culti e credenze. Già dal dall’VIII secolo, infatti, l’area fu interessata da una serie di insediamenti di monaci basiliani provenienti da Oriente che realizzarono veri e propri villaggi ipogei scavati nel tufo. Ancora oggi sono visibili meravigliose chiese-grotte con affreschi di scuola bizantina presenti anche nell’area urbana. Più lontano, in prossimità della località Assunta, si trova l’insediamento rupestre dei Santi Andrea e Procopio, sorto attorno alla cripta omonima e al cui interno sono visibili tracce di affreschi.

Il luogo di culto per eccellenza è però la chiesa della Madonna della Madia. La chiesa viene inizialmente dedicata a San Mercurio martire, culto forse portato dai seguaci di san Guglielmo da Vercelli, un eremita che percorse il territorio pugliese, visto che le reliquie del santo sono conservate presso il Santuario di Monte Vergine ad Avellino. Risultando troppo piccola per la città, nel XII secolo il Vescovo Romualdo, la fa ricostruire completamente ma, avendo problemi a terminarla a causa della scarsezza delle materie prime, chiede aiuto alla Vergine per trovare il legno necessario a completare la volta. La notte dei 16 Dicembre del 1117 una zattera a travi incrociate, chiamata poi popolarmente “madia” perché simile al tavoliere usato tradizionalmente per fare il pane e la pasta in casa, arriva nel porto con sopra una icona mariana bizantina oggi custodita nella Basilica Cattedrale. I legni di pino d’Aleppo che costituivano la zattera permetteranno di completare il tetto della chiesa ed ancora oggi, visibili nella prima cappella sono incorrotti come segnalato dal Cordier.

Una delle miracolose travi

Quasi tutti i marinai portano ancora oggi, sulla loro imbarcazione, un frammento di quei tronchi e non di rado ne gettano una scheggia in mare in situazione di pericolo. Sotto l’attuale Cattedrale sono ancora conservati resti della cripta della Cattedrale romanica insieme a testimonianze archeologiche di un’ininterrotta frequentazione umana dal XVI secolo a.C. fino al XVIII secolo d.C. Questi reperti, significativi per la storia della città, sono inseriti nel percorso archeologico del “Museo della Cripta di Romualdo”, aperto al pubblico. Proprio vicino la Cattedrale, in via Argento, sorge la chiesa di Santa Maria del Suffragio, più comunemente nota come il Purgatorio, dei primi anni del Settecento.

Le chiese dedicate alle anime purganti sono diffusissime in Puglia ma non in tutte è presente un vero culto del “cupio dissolvi”.

In passato, infatti era uso seppellire i confratelli ed i loro parenti più stretti nella cripta. Ebbene, per un curioso fenomeno di disidratazione naturale, oggi nella cappella, custodite in teche di vetro, troviamo 9 mummie, datate XVIII e XIX secolo, tra cui quella di una bambina, un unicum in Puglia anche se forse lei è stata davvero imbalsamata, di nome Plautilla  Indelli. Morta all’età di due anni, oggi appare con gli occhi spalancati e il vestito della festa.

Concludiamo questa passeggiata con una breve storia marinaresca. Sapevate che Monopoli ha dato i natali ad uno dei più noti pirati medievali? E’ la Cronica di Morea che narra le avventure di Maio, costretto a fuggire dalla città perché accusato ingiustamente di un delitto. Datosi alla pirateria, si rifugia sull’isola greca di Cefalonia, di cui diviene ben presto Conte annettendo anche Corfù, Itaca e Zante. Sono documentati addirittura due incontri tra Federico II e Maio, uno il 3 luglio 1228, quando la flotta dell’imperatore sbarca ad Argostoli in occasione della partenza per la crociata, e il secondo nel 1229, a Melfi. L’ultima certa citazione di Maio di Monopoli è contenuta in una lettera di papa Gregorio IX, del 18 gennaio 1238, indirizzata a nobilis vir Madio, comes Cephalonis (sic) et Iacinti. Alla sua morte il figlio Riccardo manterrà il dominio sulle isole Ionie fino a quando non viene assassinato nel maggio del 1303.

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