San Nicola e i Misteri del Santo Miroblita

di Andrea Romanazzi

Breve storia di un culto tra Oriente ed Occidente

Uno dei santi che più di tutti unisce Oriente ed Occidente è Nicola, vescovo di Myra, venerato dalla chiesa Cattolica, da quella Ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane. È una figura avvolta nel mistero ed infatti la sua vita è una commistione tra storia e leggenda.

Non esistono notizie storiche certe, nato a Pàtara, una città greca della Licia il 15 marzo 270, lascia la sua città natale e si trasferisce a Myra dove viene ordinato sacerdote. E’ tra il 311-313 che troviamo il suo primo miracolo. In quegli anni, colpiti da grave carestia, giungono nel porto di Myra molte navi provenienti da Alessandria d’Egitto che trasportavano farina per l’Imperatore. Nicola sale a bordo di una di queste chiedendo al capitano di scaricare parte del grano che trasportavano per distribuirlo gratuitamente al popolo. Nonostante sia certo di subire dura punizione, il comandante acconsente ma, quando le navi giungono a Costantinopoli e il grano ripesato, con sorpresa i marinai scoprono che non è diminuito. Questo miracolo è all’origine di tanti quadri iconografici e tradizioni popolari legate al “pane” di San Nicola ancora oggi distribuito ai pellegrini (Fig.1).

Molto probabilmente Nicola, come Vescovo, partecipa al Concilio di Nicea del 325. Lo storico bizantino Niceforo Callisto, scrive: “Al concilio di Nicea molti splendevano di doni apostolici. Non pochi, per essersi mantenuti costanti nel confessare la fede, portavano ancora nelle carni le cicatrici e i segni, e specialmente fra i vescovi. Fra questi anche Nicola, vescovo dei Miresi”. Secondo la tradizione con i suoi interventi avrebbe condannato duramente l’Arianesimo tanto che, in un momento d’impeto, avrebbe addirittura preso a schiaffi Ario. Il gesto, però, non sfugge all’Imperatore Costantino che ordina la sua carcerazione e la privazione dei paramenti episcopali. Ecco però il miracolo. Durante la notte di prigionia riceve la visita del Cristo e della Madonna che gli consegnano una copia del Vangelo, segno del magistero episcopale, e la stola, segno del ministero sacramentale (Fig.2).

Anche la barba, che i carcerieri gli avevano bruciato, ricresce fitta e abbondante. Alla vista del miracolo viene subito scarcerato. Sempre a questo periodo è legato un altro miracolo probabilmente più tardo. Mentre si reca al concilio di Nicea, fermatosi in una osteria, gli viene presentata una pietanza a base di pesce ma che in realtà era stata preparata con la carne di tre bambini uccisi dallo stesso oste. Nicola si ferma in preghiera ed ecco che le carni si ricompongono e i bambini saltarono allegramente fuori dalle botti di minestra (Fig.3-4).

Una tradizione simile la ritroviamo anche nel folklore russo. Qui il santo è il protagonista di numerose favole come quella che racconta che, per guarire un giovane ammalato senza speranza, il santo sarebbe intervenuto tagliandolo in tanti pezzi e una volta trovati i pezzi malati, dopo averli guariti, li avrebbe ricomposti.

Un altro famoso miracolo è quello della dote di tre fanciulle povere che il padre avrebbe fatto prostituire perché non disponeva dei soldi per farle sposare. Per tre notti Nicola getta loro, attraverso la finestra aperta, altrettanti sacchi d’oro,  divenuti nell’iconografia del santo le tre palle che lo accompagnano (Fig.5-6).

Questa storia dà a Nicola la fama di generoso portatore di doni, diviene così colui che dispensa regali, compito per il quale diviene successivamente noto come Santa Claus, ovvero san Nicolaus. E’ nel Medioevo che si diffonde in Europa ed in particolare in Belgio , Lussemburgo, Francia nord-orientale, soprattutto in Lorena e Alsazia, Paesi Bassi , Germania e Svizzera, l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo, il 6 dicembre, commemorazione della morte del santo avvenuta nel 343 a Myra, dove rimasero conservate le sue ossa fino al 1087 quando, assediata dai musulmani, le città di Venezia e Bari entrarono in competizione per impossessarsi delle reliquie del Santo e portarle in Occidente.

Storia di un sacro Furto

Con la sconfitta dell’esercito bizantino nel 1071 nella battaglia di Manzikert, l’ Anatolia diviene dominio turco, così diverse città mercantili italiane, conoscendo la fama del santo di Mira decisero di recuperare le sue reliquie. Nel 1087, sotto la supervisione diel monaco benedettino Niceforo e dell’arcidiacono Giovanni di Bari, un gruppo di 62 marinai, guidati dai sacerdoti Lupo e Grimoldo, con tre navi di proprietà degli armatori baresi Dottula, si recarono a Myra ove, da un pozzo pieno di uno stranissimo liquido, prelevarono parte delle ossa di san Nicola per portarle, come venerate reliquie, nella città. “Questi, pertanto, avendo fatto un carico di frumento, facendo credere di andare per una missione commerciale, salparono. Giunsero ad Antiochia. E, dopo aver venduto il frumento e tutta la mercanzia, comprarono ciò che era conveniente per loro. Avendo poi i Baresi ricevuto notizia che i Veneziani che si trovavano lì avevano intenzione di andare prima di loro a prendere le reliquie di S. Nicola, si affrettarono e partirono senza ulteriori indugi; giunsero a Myra, nella Licia, e attraccarono al molo della città. Tenuto quindi un consiglio, e prese le armi, entrarono nella chiesa di S. Nicola. Qui trovarono quattro monaci, ai quali chiesero ove fosse S. Nicola e (quelli) mostrarono loro la tomba ove giaceva S. Nicola. Essi, quindi, dopo aver scavato il pavimento della chiesa, trovarono l’urna piena di manna. Versarono la manna in degli otri, presero le sue reliquie come pure l’urna in cui erano state le reliquie di S. Nicola e le portarono sulle loro navi. E ripresero il mare, avendo lasciato due monaci a Myra, mentre gli altri due accompagnarono le reliquie di San Nicola. E puntarono verso Bari, dall’altra parte del mare. Partirono dalla città di Myra nel mese di aprile, il giorno 11. Arrivarono nella città di Bari il mese di maggio, il giorno 9, di domenica verso l’ora del vespro…”. Il sacro carico arriva nel porto di Bari la domenica del 9 maggio del 1087.  In realtà non furono prelevate tutte le ossa, quelle più piccole furono poi raccolte in una successiva spedizione da marinai veneziani e oggi custodite nella chiesa di san Nicolò al Lido. Giunte a Bari le ossa furono temporaneamente poste nella chiesetta di Santo Stefano e da qui spostate, per timore che l’arcivescovo Ursone le portasse nella vicina città di Trani, nel monastero benedettino di Bari. Le Foto 7-8 mostrano la cripta dell’attuale chiesa di san Michele Arcangelo, annessa al monastero, dove furono conservate le ossa in attesa che la nuova Basilica fosse costruita.

L’evento della traslazione delle reliquie di san Nicola da Myra, è pubblicizzato con grande tempestività sia in Italia che in Francia, terra di origine dei Normanni. Si narra che furono ivi portate anche alcune reliquie come la falange del santo, trafugata da Bari da un marinaio che partecipò alla traslazione delle spoglie, il cavaliere lorenese Aubert de  dove divenne oggetto del pellegrinaggio di St- Nicolas , con la tradizionale processione a Saint-Nicolas-de-Port o un omero donato alla cattedrale di Saint-Nicolas a Friburgo in Svizzera. Nella abazia benedettina di san Benoit-sur-Loire, in Fleury vi è un manoscritto risalente al 1200 dove è descritto il culto di san Nicola ed in particolare sono riportati i miracoli. La popolarità del santo si diffonde molto presto anche nella chiesa d’Oriente, inizialmente tra i cristiani di rito bizantino di Anatolia, Cipro, Creta, Grecia, e poi successivamente in area ortodossa. Nicola diviene così il patrono della Russia, dove il culto di Nicola veniva incentivato dai Normanni locali. Del resto, come detto, secondo la teoria più accreditata, il termine rus’, deriverebbe proprio dalla radice in antico norreno roðs o roths usata in ambito nautico con il significato di “gli uomini che remano” ad indicare i Vichinghi che risalirono per primi i fiumi russi. Nikolaj-Cudotvorec, ovvero san Nicola il Taumaturgo, diviene fortemente venerato in Russia già dal XVII. Egli è anche il portatore di abbondanza, tanto che in alcune canzoni popolari troviamo “San Nicola, vecchio santo / Semina piselli e va per i campi / Va per i campi e guarda il grano / Dove è troppo bagnato, asciuga / Dove è troppo secco, bagna / San Nicola, vecchio santo / Va fra le mete dei campi e cresce il grano / Pieno di chicchi e pieno di spighe / Grano al grano e spighe alla terra / Le spighe marciscono e la terra si mette a tremare”.

I Misteri della Basilica nicolaiana

Il 22 giugno del 1197 la nuova basilica è pronta e diviene sempre più importante tanto da far fiorire leggende e misteri (fig.9).

Secondo credenze in realtà nate negli anni ’90, nella Basilica del santo sarebbe custodito niente di meno che il Graal, giunto a Bari durante la prima Crociata . Tra i tesori della Basilica, poi, ci sarebbe un pezzo della lancia di Longino che colpì il costato di Cristo e una Sacra Spina dono di Carlo d’Angiò, che, secondo la tradizione, si tinge di sangue tutte le volte che il venerdì santo capita il 25 di marzo, giorno dedicata all’annunciazione di Maria. Ancora oggi questa reliquia è tra le più venerate della Basilica e a tale oggetto viene dedicata anche una liturgia della “Corona del Signore”, inserita in tutti i Rituali della Basilica sia manoscritti che a stampa. Ovviamente non manca un pezzo della vera Croce, conservata nella grande Croce angioina in un reliquiario con antica iscrizione greca (IX-X secolo), nonché un dente della Maddalena che può essere accostato alle reliquie della Passione. Misteri e curiosità. Nella cripta (Fig.10),

la chiesa originaria dove sono tutt’ora conservate le reliquie di Nicola è presente una colonna in marmo racchiusa oggi all’interno di una cancellata di ferro (Fig.11).

La leggenda popolare vuole che il santo giunse a Roma e qui vide una colonna il marmo bianco e rosso. Desideroso di portarla con sé, la sospinse nel Tevere e da qui,  miracolosamente fu trasportata nelle acque antistanti il porto di Mira. Altrettanto miracolosamente fu vista galleggiare nelle acque di Bari all’arrivo delle reliquie del Santo. La notte che precedeva il riposizionamento delle reliquie nella Basilica, si sarebbe inserita al posto di una colonna mancante. Ancora oggi la tradizione popolare vuole che le ragazze che vogliano trovare il marito debbano strisciare per 3 giri attorno alla colonna E proprio per questo è stata poi chiusa all’interno di una grata.

Il Mistero della Manna

Basterebbe già quanto sin ora detto per evidenziare l’importanza del santo e del luogo, c’è però di più. Nicola è un santo miroblita, ovvero un santo il cui corpo rilascia un liquido aromatico con proprietà curative che “si dice sia defluito, o fluisca ancora, dalle reliquie o dai luoghi di sepoltura“. Non è l’unico, troviamo per esempio san Biagio a Maratea, Sant’Egidio di Potenza, san Matteo a Salerno, sant’Andrea ad Amalfi, san Felice a Nola. La “manna” sarebbe in questi casi equiparata ad una reliquia, perché è un liquido che rimane a contatto con le ossa del Santo, e come tale possono esserle riservati il culto e la devozione dovuti alle reliquie.

In realtà il liquido prodotto non c’entra nulla con la manna biblica, che in realtà è una sostanza commestibile che Dio donò quale alimento agli Israeliti durante le loro peregrinazioni nel deserto, dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Aldilà di quale sia il nome corretto, la sua presenza è già citata nella descrizione del ritrovamento delle ossa del santo nel 351 quando viene evidenziato come le ossa distillassero un liquido unguentoso dall’odore soave. Testimonianza simile è riportata, negli stessi anni, in uno scritto di san Metodio, Patriarca di Costantinopoli. Una successiva testimonianza precedente alla traslazione barese è presente negli scritti di Michele Archimandrita, intorno al 710-720, che parla di “profumata e odorissima condotta” legata al “corpo prezioso e odoroso delle fragranze della virtù” e alla conseguente essudazione di “un olio odoroso e soave, che allontana ogni maleficio ed è buono a fornire un rimedio che salva e respinge il male“. E’ poi ancora Giovanni di Amalfi, nel 950 che si fa testimone del miracoloso evento “Come noi stessi avemmo modo di osservare, scaturiscono due rivoli che sino ad oggi non hanno cessato di sgorgare. Dalla fonte, all’altezza della testa del sacro tumulo, fluisce un liquido oleoso e chiaro; dal rivolo che fluisce in corrispondenza dei piedi esce un’acqua soave e trasparente che, se data da bere agli infermi, questi riacquistano la salute del corpo“. Ancora in un atto di donazione di Carlo II D’Angiò del 20 luglio 1304 viene riportata la frase “eius oleum ossa distillant”. Esiste un disegno tratto da una pittura francese del 1200 di Sangiuliano di Saul che raffigura un giovane che raccoglie la manna dalla tomba di San Nicola. Pietro Bargeo parla di una Ambrosia prodotta dalle ossa di Nicola, mentre il Baronio, nel martirologio Romano, lo chiama liquore medicinale. In aggiunta si narra che, al momento della irruzione dei Baresi nella basilica di Myra, i monaci custodi del Santuario, ritenendoli pellegrini, offrirono loro un po’ di santo “liquore” estratto dal sepolcro, raccolto come oleo in un’ampolla di vetro. Questa pratica di raccogliere un po’ di acqua del santo è testimoniata da secoli. Già da quando il corpo si trovava a Myra il liquido veniva diluito in piccoli contenitori ed ampolle e ancora nel secolo XVIII si parla di bottiglie muranesi dipinte da artigiani baresi, con l’effigie di San Nicola e le scene di alcuni suoi famosi miracoli, chiuse con nastri, pezze di velluto rosso, merletti, o “tappate con turacci e fettucce, cera di Spagna e cartapecora” come si legge in un documento del 1844 (Fig.12-13-14).

Le più antiche bottigliette sono conservate nel Museo Nicolaiano.

Se non si vuol credere al miracolo non è chiaro cosa generi il fenomeno. Si calcola che in media ogni anno si producano circa otto litri di liquido. Analisi chimiche hanno messo in evidenza come si tratti di acqua purissima, sia dal punto di vista mineralogico, con un residuo fisso di 0,04 grammi per litro, sia dal punto di vista biologico e batteriologico. Proprio questi risultati mettono in discussione quanti ritengono che il liquido sarebbe prodotto non dalle ossa ma dall’ambiente nel quali vengono conservate, anche perché la cripta è molto prossima alla falda acquifera sovrastante il mare. I risultati sulle acque di falda, però, hanno dato risultati completamente diversi, ad esempio un residuo fisso di molto superiore al grammo per litro. In aggiunta, come detto, da secoli, alcune gocce di manna vengono miscelate a dell’acqua comune per riempire delle boccettine che poi vengono date ai fedeli. Ebbene, le analisi su tale manna antica dimostrano la mancanza di microrganismi che provocano la putrefazione e che si generano spontaneamente nell’acqua ferma. Insomma, la manna riesce a rendere puro per sempre qualunque liquido entri a suo contatto.

San Nicolaus o santa Claus?

La commemorazione del santo, il 6 dicembre è una festa molto popolare in molti paesi del mondo, data in cui, come già detto, erano portati balocchi e dolci offerti ai bambini. Lutero, nel 1545, cerca di sostenere la sostituzione dei “doni di San Nicola” con quelli di “Signore Cristo” tanto era diffusa la tradizione. Attraverso una sorta di traslitterazione egli diviene Santa Claus, da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola. Che si tratti del santo è evidenziato dal fatto che gli abiti tradizionali di Sinterklaas sono proprio quelli di un vescovo, ovvero una mitra rossa con una croce dorata e un pastorale. Il richiamo al vescovo di Mira è ancora evidente. Nella mitologia nordico-germanica il santo è colui che tiene a bada i Krampus, dal bavarese krampn, ovvero “morto”, “putrefatto”, demoni dalle sembianze mostruose e animalesche, scatenati e molto inquietanti, che si aggirano per le strade alla ricerca dei bambini “cattivi”. Ancora oggi, sfilando  in maschera lungo le strade dei paesi, terrorizzano i bambini o colpiscono con frustate la gente. Secondo alcune credenze sarebbero espressione del “macellaio” della leggenda nicolaiana che, per espiare il suo peccato sarebbe condannato ad accompagnare il santo durante la distribuzione delle ricompense ma, incorreggibile,  si arroga il diritto di punire i bambini disobbedienti. Insomma cenni ad altri misteri e curiosità legate al santo che meriterebbero ulteriori approfondimenti.

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