Il Gatto tra Magia e Folklore (Parte 5: Il mondo moderno)

di Andrea Romanazzi

Il Gatto nel Far West

Dalla vecchia Europa all’America dunque. Si narra che nel 1793 Alexander MacKenzie, noto esploratore britannico, e i suoi compagni raggiunsero Bella Coola sulla costa della British Columbia, in Canada. Gli autoctoni, vedendoli piuttosto pallidi diedero loro il nome di q’umsciwa, ovvero “visi pallidi”. Ebbene, non è un caso se oggi localmente si chiamano i gatti con il soprannome di q’umsciwaalhh, che significa più o meno “la cosa che è arrivata con il q’umsciwa“. 

Infatti nel Nord America, prima dell’arrivo dei coloni europei, non esistevano gatti. Forse trasportati dalla nota nave Mayflower, i primi gatti avevano il compito di proteggere le case e il cibo uccidendo un gran numero di roditori. Poterono così evolversi senza interferenze umane durante tutto il XIX secolo, rafforzando la struttura corporea e sviluppando il mantello protettivo. “Nacque” così l’American shorthair il discendente dai gattoni robusti che sbarcarono in America con i Padri Pellegrini e accompagnarono via via i coloni del Nuovo Mondo adattandosi al clima e allo stile di vita del Paese. Dall’incontro con i “persiani” dell’America bene e dei gatti dei cercatori d’oro nacque l’Exotic Shorthair, razza diffusa prima negli USA e solo successivamente in Europa dove i primi esemplari sono comparsi nei primi anni ottanta

La Rinascita del Gatto

Il ritorno del “culto del gatto” in Europa avviene nel Settecento dove diviene protagonista di molti racconti e fiabe. E’ Maria Catherina d’Aulnoy che nei suoi famosi racconti di fate narra del “gatto bianco” ovvero la storia di un principe che incontra una sposa dalle sembianze di gatto. Chi poi non conosce la favola di Giovanni Francesco Straparola più nota come “Il gatto con gli Stivali”. “Fidati di me, portami un cappello, un paio di stivali e un sacco e farò di te un uomo ricco”. Durante l’età vittoriana i gatti furono nuovamente elevati al livello reale. La regina Vittoria, incuriosita dai ritrovamenti archeologici legati al culto del gatto in Egitto, ne fece adottare due blu. Charles Dickens era così affezionato ai suoi gatti che erano gli unici ad avere il permesso di entrare nel suo studio anche quando l’autore era al lavoro.  Mark Twain, William Wordsworth, John Keats e Thomas Hardy erano tutti grandi ammiratori del gatto. Lewis Carroll creò il personaggio dello “Stregatto” nelle sue avventure di Alice nel paese delle meraviglie mentre Guy de Maupassant scrisse un libro sui gatti e il loro rapporto con gli edifici: “ho constatato che quasi tutte le abitazioni sono provvisti di tagli lunghi e stretti passaggi attraverso i muri punto e si portano della cantina fino alla soffitta, dalla stanza della cameriera alla camera da letto del padrone, sì che il gatto è il re, il padrone di casa”. Molto probabilmente è a questi passaggi segreti che sono ascrivibili le leggende dei gatti fantasma. E’ poi Joan Georg Sulzer che parla di “animali superiori” in grado di sopravvivere alla morte fisica. Forse il più noto gatto moderno è però Le Chat noir, “Il Gatto nero”, immagine di un celebre locale adibito a spettacoli di teatro d’ombre e cabaret di Montmartre, a Parigi, fondato nel novembre 1881 da Rodolphe Salis.

Il gatto diventa così simbolo dell’ispirazione creatrice per quanto riguarda i circoli artistici e del nascente movimento spiritista. Tra gli amanti della New Age si dice che il rumore delle fusa favorisca la propensione ai sogni e al volo onirico. Oggi sappiamo che le fusa del gatto emanano una frequenza nell’intervallo tra 20 e 140 Hertz, nota per essere terapeutica per l’abbassamento dello stress, alla riduzione del rischio di attacco cardiaco, alla diminuzione dei sintomi della Dyspnoea (difficoltà respiratoria), e persino al rafforzamento delle ossa. In alcune tradizioni, inoltre, il dormire del gatto è, in realtà, un viaggio verso il mondo ultraterreno e degli antenati. In molte credenze tradizioni il gatto e anche il guardiano del regno dei sogni. Il sonno del gatto e perciò considerato non solo un semplice riposo ma anche un momento di passaggio tra i vari mondi: mentre il corpo dorme è l’anima immortale che tiene gli occhi aperti. E allora buon “volo” e da oggi rendiamo un po’ più “sacro” il nostro gatto.

FINE

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