Magia popolare pasquale: La focaccia al rosmarino tra folkore e magismo

di Andrea Romanazzi

Durante il periodo che precedeva la festività pasquale, in molte tradizioni popolari era usata la preparazione dei pani di rosmarino, un prelibato prodotto ottenuto dalla mescolanza di farina, lievito, sale, olio, rosmarino e uva passa soffritta. Questi panini, schiacciati e resi dolci dalla presenza dell’uvetta, venivano decorati con un taglio a forma di croce sulla parte superiore. È ampiamente riconosciuto il carattere apotropaico, ovvero la capacità di allontanare influenze negative e malefiche, attribuita tradizionalmente al pane nelle società antiche.

In tempi passati, focacce venivano offerte alla Luna, specialmente nei periodi equinoziali.

Il pane quaresimale vedeva aumentare il suo potere con l’aggiunta del rosmarino. Il nome “rosmarino” deriva dal latino “ros marinus,” che significa “rugiada di mare.” La pianta predilige le zone marine, crescendo rigogliosa e spontanea. Il suo nome varia nei dialetti regionali, come Ramerino, Tresmarino, Amelino, Rosamarina, a seconda delle diverse regioni europee. In Grecia, è conosciuto come Lasmari o Dendrolibano, che significa “pianta che sa di incenso,” evidenziando il suo profumo intenso, talvolta utilizzato al posto dell’incenso nelle regioni meridionali. Nella medicina popolare, questa pianta era associata a molteplici qualità, tra cui la capacità di agire come un potente antidoto contro il morso di serpenti e altri animali. Era utilizzato come rimedio contro i dolori muscolari e i reumatismi, oltre a essere impiegato per la preparazione di tonificanti e bagni. La sua essenza, unita ad altri ingredienti come cannella, timo e pino, costituiva un componente chiave in unguenti e lozioni contro dolori articolari. Nella pratica popolare, l’infuso delle foglie di rosmarino era comunemente utilizzato per le sue proprietà stomachiche, teninari e colagoghe. Favoriva la secrezione della bile, indispensabile per la digestione delle sostanze grasse, oltre a liberare l’intestino e lo stomaco dall’eccesso di gas. Il rosmarino era spesso impiegato nella preparazione di cibi non solo per il suo aroma e sapore gradevoli, ma anche per le sue proprietà digestive.  Le civiltà antiche, compresi Greci e Romani, utilizzavano il rosmarino, conosciuto anche come “libanitia incense,” per mascherare gli odori sgradevoli derivanti dalla cottura delle carni, come sigillo della ristabilita connessione con il divino. Il rosmarino, con le sue proprietà aromatiche, è stato ampiamente utilizzato nelle pratiche antiche, specialmente in contesti magici e di disinfestazione dagli spiriti maligni. I contadini collocavano piantine di rosmarino davanti alle porte di casa non solo per avere un ingrediente culinario a portata di mano ma anche come dispositivo per allontanare esseri maligni come spiriti, folletti e streghe. L’odore del rosmarino stesso era ritenuto in grado di respingere influssi negativi e malattie, portando le persone a coltivare cespugli di rosmarino nei vasi in terrazza, vicino alle finestre o nelle vicinanze delle porte. Rametti di rosmarino venivano appesi in cucina e nelle stanze per eliminare odori sgradevoli e conferire un’atmosfera più fresca. Il rosmarino, sia in forma naturale che trattato magicamente, veniva incluso in pratiche come l’uso in bambole apotropaiche. Queste bambole, contenenti erbe odorose e magiche, venivano collocate sopra il letto per proteggere dagli influssi malefici, specialmente contro malattie e pratiche stregonesche.

Bruciare le foglie di rosmarino con bacche di ginepro per purificare l’ambiente era una pratica diffusa, e le ceneri venivano sparse intorno al letto del malato per preservare la salute. Nel Medioevo, il legno di rosmarino veniva utilizzato per creare talismani contro avvelenamenti e contagio. L’infuso di rosmarino nell’acqua del bagno era considerato in grado di procurare un futuro felice e privo di ansie.

Qual è il legame tra il pane di rosmarino e la Settimana Santa? Un’ipotesi intrigante propone che questo panino possa rappresentare la reliquia di un antico rituale equinoziale, tramandato attraverso le generazioni e successivamente adattato a fini religiosi nella nostra civiltà. La suggestione è che questo delicato connubio di ingredienti, la focaccetta con il rosmarino, possa incarnare una tradizione che affonda le radici in antiche celebrazioni equinoziali, trasformandosi nel tempo in un simbolo culinario legato alle festività pasquali.

Dalla prospettiva cristiana, la questione si rivela intricata. Jacopo da Varagine mette in luce il repentino fervore dei nostri sensi nella primavera, sottolineando la necessità di mortificare la carne e affrontare le tribolazioni della penitenza. In suo dire, per risorgere con Cristo, occorre condividere il peso della sua passione, morire con lui e seguire il suo percorso negli Inferi per tre giorni.

La popolazione comune, guidata dalla fede e dal timore, affrontava con saggezza il viaggio ultraterreno seguendo il Figlio dell’Uomo. Un elemento distintivo in questo percorso era il pane di ramerino. Questo non era solo un semplice alimento, ma un talismano, arricchito con il potere del rosmarino, atto a proteggere da Satana, il serpente biblico, e da altri esseri maligni come larve, demoni e strigi che popolavano il regno sotterraneo. Il pane di ramerino diventava così un simbolo di devozione e protezione spirituale, offrendo una connessione profonda con la fede cristiana durante la Settimana Santa.

LA RICETTA

La preparazione di questa deliziosa focaccia richiede una selezione essenziale di ingredienti, i quali, quando uniti con precisione e maestria culinaria, conducono alla realizzazione di un prodotto apprezzato in tutto il mondo.

Ingredienti:

  • 500 grammi di farina tipo 0
  • 5 grammi di lievito di birra secco (oppure 10 grammi di lievito di birra fresco)
  • 250 millilitri di acqua tiepida
  • 30 millilitri di olio extravergine di oliva
  • 2 rametti di rosmarino fresco
  • Sale fine (per l’impasto)
  • Sale grosso (per la superficie)

Strumenti:

  • Teglia con diametro di 26 centimetri

Procedura:

  1. In una ciotola spaziosa, versare l’acqua tiepida e incorporare il lievito di birra. Lasciar riposare per circa 2-3 minuti, quindi mescolare attentamente con un cucchiaio fino a completo scioglimento del lievito.
  2. Aggiungere alla ciotola la farina e l’olio extravergine di oliva. Mescolare delicatamente gli ingredienti con un cucchiaio, quindi aggiungere il sale fine.
  3. Impastare vigorosamente con le dita fino a ottenere un composto morbido e uniforme.
  4. Coprire l’impasto con pellicola trasparente e lasciar lievitare per circa 3 ore, fino a che non triplicherà il suo volume. Si consiglia di posizionare l’impasto in un forno spento con la luce accesa per favorire una lievitazione ottimale.
  5. Trascorso il tempo di lievitazione, riprendere l’impasto e distribuirlo uniformemente sulla teglia precedentemente unta d’olio. Lavorare l’impasto con la punta delle dita per allargarlo sulla superficie della teglia.
  6. Condire la superficie della focaccia con olio extravergine di oliva, sale grosso e rosmarino fresco.
  7. Coprire la focaccia con un panno pulito e lasciarla lievitare per un’ulteriore ora.
  8. Cuocere la focaccia al rosmarino in forno preriscaldato a 200°C in modalità statica per circa 20-25 minuti, finché non risulti dorata e croccante.

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