di Andrea Romanazzi
Da sempre l’uomo ha utilizzato nella sua pratica magico-religiosa amuleti e talismani. Essi sono documentati sin dall’età del ferro ed esistono anche numerose rappresentazioni iconiche e letterarie in ambiente cristiano. Sono l’espressione di quella magia semplice e popolare che impiega, come strumenti di difesa, oggetti che, per loro forma, struttura o materia, arricchiti talvolta da formule magiche, ricordano od esprimono un potere divino. Da sempre la protezione delle persone, ma anche di beni materiali e quindi delle proprietà già eventi naturali, catastrofici e metereologici è stata una importante esigenza dell’uomo antico proprio per questo l’arte magica è la stregoneria popolare non poteva esimersi dal cercare di comandare, o almeno attenuare i danni che la natura poteva portare l’uomo. Questo il motivo per la realizzazione di amuleti atti a impedire o ad allontanare la manifestazione di particolari fenomeni naturali e a proteggere persone, cose o animali. In questo approfondimento ci focalizzaremo su un amuleto molto particolare: la Medaglietta di san Domenico festeggiato a Cocullo.
Oggetti sacri e devozionali del culto di san Domenico a Cocullo
Abbiamo già affrontato il tema del rituale di Cocullo. In questo articolo vogliamo invece approfondire quelli che, nella tradizione popolare, sono gli oggetti devozionali e magico-popolari legati al culto di San Domenico: il ferro della mula, l’acqua santa di Villalago, la campanella di Cocullo, la terra dell’altare e il sacro pane.
Il ferro della mula non è altro che un ferro di cavallo che il santo avrebbe donato al popolo di Cocullo per ricordare un suo miracolo.

Avrebbe il potere di guarire gli animali dalla rabbia proprio per questo in passato i cani pastori venivano portati nella chiesa per farli toccare da tale ferro. Riprodotto, era poi venduto come oggetto di culto.
L’acqua di San Domenico è legata invece all’Eremo che si trova a Villalago.



Qui, secondo la tradizione popolare, si raccoglie l’acqua che gocciola dalla parete rocciosa sovrastante. La Tradizione rientra in quelli che possiamo definire i culti delle pocce lattaie, ovvero l’utilizzo magico-religioso di quel liquido lattescente che, a causa dell’alto contenuto di carbonato di calcio, è estremamente simile al siero mammario femminile. Tale credenza è diffusissima in tutta Italia come descritto saggio Guida alla Dea Madre in Italia.

Particolarmente interessante è la campanella di San Domenico presente all’interno del Santuario.

Secondo la Tradizione avrebbe il potere di preservare dal mal di denti laddove il fedele l’avesse e tirata per tre volte tenendo la corda stretta nella bocca.
Altro elemento magico-popolare presente nel culto è La Terra di San Domenico, ovvero la polvere e i calcinacci raccolti dei venuti dietro l’altare della chiesa a Cocullo.


Avrebbe avuto invece il potere di liberare le campagne in cui essa veniva distribuita dagli insetti.
Infine il pane di San Domenico, enormi ciambellati portati il giorno della festa a Cocullo e a Villalago dalle ragazze



Quanto sin ora mostrato è riassunto nella più interessante espressione di devozione popolare: la Medaglietta di san Domenico.

Si tratta di una medaglietta, oramai introvabile, la cui azione terapeutica è ben descritta dal Bellucci “è un amuleto Cristiano, Benedetto, Dalla Chiesa Cattolica è toccato alla reliquia del dente venerata cuculo. le virtù specifiche del muletto sono chiaramente impresse nel rovescio della medaglia: libera dalla rabbia, dal veleno e dal dolore dei denti. Per i fedeli, segnatamente dell’Abruzzo, tale amuleto esercita un’azione preventiva, incontestabile come antirabbico, antinevralgico, contro i veleni degli animali, V per, scorpioni, ragni e tra questi detenute tarantole”.

E’ Giovanni Panza, studiosa abruzzese, che scrive come coloro che possedevano questa medaglietta avevano anche il potere di uccidere con il solo sguardo le vipere.

Riti, credenze e tradizioni popolari nati dalla grande fede del popolo d’Abruzzo.