di Andrea Romanazzi
Dopo aver recensito il Museo delle Streghe di Pejo
e il Museo torinese di Madama Mabel
Arriviamo oggi a Triora e al suo famoso Museo della Stregoneria. Al pari di Benevento e del suo Noce dove si narrava si riunissero le streghe, figlie di ciò che rimaneva dei culti arborei, Triora è un’altra importante località la cui storia ci conduce davanti alle streghe che si diceva infestassero il paese e il circondario.
“Triora è la Loudun italiana, la Salem europea. Ma è più giusto dire che Loudun è la Triora di Francia e Salem la Triora del New England, perché il celebre processo alle streghe si svolse a Triora nel 1588, e indubbia è la sua priorità cronologica, mente in nulla è inferiore agli altri due in quanto a spaventosa tensione. D’altra parte, il borgo arroccato sulle montagne liguri è uno dei punti del pianeta in cui si rompe la maglia rassicurante intessuta dalla cultura illuministica e in cui le tenebre elementari emergono allo scoperto. Su tutta la superficie terrestre esiste una rete di luoghi “segnati”, e nate, gli aleph di cui non si dovrebbe parlare” (Quirino Principe, introduzione a Donne, diavoli e streghe nella biblioteca di Padre Angelico Aprosio a Ventimiglia, a cura di Antonio Zencovich, 1998).

Come si diceva all’inizio si può giungere a Triora da Genova o da Savona per chi arriva da Torino, in direzione di Ventimiglia e uscendo a Taggia per poi imboccare la strada che porta nella Valle Argentina in direzione di Triora appunto. Ci si impiega circa una mezzora, ma è una gita che solo per il paesaggio vale la pena di essere fatta. La macchina può essere parcheggiata sulla strada all’ingresso del paese.
Da visitare assolutamente il Museo etnografico e della stregoneria. Nelle sale del Museo dedicate alla stregoneria si respira un’aria permeata di sensazioni contrastanti: la curiosità, il timore, il mistero del soprannaturale. L’antro più buio del piano inferiore fa da sfondo ad una strega torturata con il cavalletto; le salette attigue contribuiscono ad aumentare lo sgomento dei visitatori con documenti trascritti, stampe e fotografie.



quattro lugubri sale sono dedicate a questo tragico capitolo della storia locale. In due di queste sono ricostruite scene degli interrogatori e della prigionia delle donne accusate. Nelle altre celle, oltre ai documenti del processo, sono riprodotte streghe artigianali nelle loro azioni quotidiane.



Atmosfera più distesa nelle botteghe del borgo: “La grande foresta” in cui troneggiano fate, gnomi, folletti e streghe in terracotta, “Prodotti tipici della strega” con l’olio “scacciabàugie”, il filtro delle streghe, il latte di lumaca (a base di latte ed erbe aromatiche), ma anche deliziose marmellate ai frutti di bosco, miele e croccanti.
Le inferriate delle case di Via San Dalmazzo dimostrano ancora concretamente ciò che accadde in passato, poichè in queste abitazioni furono imprigionate e torturate le Baggiure. Per saperne di più su queste vicende è possibile visitare il museo Etnografico e della Stregoneria di Triora (vedi foto).
I “Carugi” -molto caratteristici, seppur danneggiati durante la seconda guerra mondiale, meritano un’attenta visita. Da visitare anche la Collegiata sorta su di un “Fanum” pagano, è ricca di opere d’arte fra cui un quadro di scuola senese (il Battesimo di Cristo) datato e firmato da Taddeo di Bartolo nel 1397. I fantasmi di delle donne sfortunate processate nel 1587 sembra si aggirino ancora, la notte, per la Piazza della Colleggiata che di loro aveva colto i gemiti, la rabbia, le implorazioni, ed aveva assistito ai processi ed alle condanne.
Poi naturalmente la Cabotina. In questo luogo le storie che vengono tramandate ci narrano abitassero le streghe e che qui abbiano continuato a dimorare e a svolgere i loro riti notturni per molto tempo dopo i fatti terribili della fine del ‘500.


Si narrano molte storie popolari e che parlano di strane esperienze degli abitanti del luogo e fino al secolo scorso le mamme raccomandavano ai bambini di rientrare all’interno delle mura prima del tramonto del sole e di stare lontani dalla Cabotina. Il sentiero delle Streghe che porta al paese e passando per i boschi arriva alla Cabotina, con una bella salita, secondo il mio parere è più che altro una cosa turistica, tanto per far percorrere un po’ di strada nel bosco con l’idea di rifare uno dei percorsi delle streghe, naturalmente ha un fondo di verità perchè ricalca quasi certamente l’antico sentiero che gli abitanti di Triora percorrevano per andare a valle, ma niente di più.
I ruderi della rocca, e salendo ancora il monte delle Forche, con il camposanto ricavato tra le mura di un fortino dove fino al XVII si eseguivano le impiccagioni, da qui il nome del monte.
Una visita merita l’antica fonte di Campumavue ad ovest del paese, si dice si radunassero le streghe oltre che alla Cabotina.


Sempre a Triora nella zona nuova del paese, in pratica dove si parcheggiano le auto, vi è un negozio “La strega di Triora”, fornitissimo di tutto dalle marmellate, ai funghi, al miele, alle formaggette e salumi della zona.
1 commento su “Viaggio tra i Musei delle Streghe: Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora”