Viaggio tra i Musei delle Streghe: il Museo Janua di Benevento

di Andrea Romanazzi

La città di Benevento, come tutti sanno, è strettamente legata al mondo stregato ed in particolare a quel “noce” che diviene ben presto immagine del sabba diffusa in tutta Europa. Questo articolo non vuole però approfondire il tema, già trattato in altri Articoli del Centro Studio Misteri Italiani, della magia campana ed in particolare beneventana, ma farci continuare a viaggiare tra i Musei Stregati di Italia.

Dopo il museo ligure di Triora

lo stregato borgo di Pejo

e i sotterranei del Madame Mabel di Torino

eccoci nella già citata Benevento, città in cui storia e leggenda si intrecciano trasformandosi in mito. Per chi volesse avventurarsi tra i misteri stregati del borgo non può mancare la visita al Museo multimediale permanente sulle Streghe, Janua, inaugurato il 23 giugno del 2017, ideato e realizzato dalla Cooperativa I.D.E.A.S. Mario De Tommasi.

Il Museo è sito nel Palazzo Paolo V, nel cuore più antico della città, costruito verso la fine del XVI secolo, sotto il pontificato dell’omonimo Papa e che, per la sua funzione, era anche noto come Palazzo di Città. Trasformato in un punto nevralgico del nucleo centrale di un Distretto Culturale che include le vicine aree della Basilica di Santa Sofia, patrimonio dell’Unesco, dell’Hortus Conclusus con le opere di Mimmo Paladino, e dell’Arco di Traiano, è certamente IL luogo da cui partire per viaggiare nella Benevento “stregata”. In questo contesto il Museo Janua diviene espressione non solo delle curiosità folkloriche legate alla Janare (ne parliamo a breve), ma anche e soprattutto ricerca ed espressione di tutte quelle ritualità proprie della cultura agro-pastorale italica. Come detto il museo, voluto dalla Cooperativa I.D.E.A.S., nasce dopo oltre venti anni di ricerche sul territorio Sannio intervistando i “testimoni della memoria”. Infatti la visita si apre con un video realizzato raccogliendo le memorie magico-popolari locali, un modo per salvaguardare la tradizione del territorio, catalogare i Beni immateriali, poter capire cosa resta della tradizione e soprattutto permettere ai giovani di mantenere un contatto attivo con il proprio passato.

Nelle sale il visitatore potrà trovare tantissimi oggetti del mondo della stregoneria popolare, che vanno dai semplici amuleti a oggetti utilizzati per fare fatture e/o legamenti.

Visitando il museo ci si renderà conto di come non ci troviamo solo dinanzi a reperti di stampo archeologico (eccetto qualche sporadico caso) ma anche e soprattutto ad oggetti di uso comune che le Janare (vi prometto che ne parliamo) utilizzavano a scopi magico-rituali o superstizioso. Valga come esempio la paletta di ferro (normalissima paletta per il camino) utilizzata per fare lo sciumiento, una sorta di rituale purificatorio svolto all’interno del camino della casa del magaro

oppure le forbici usate come protezione contro le streghe e le “mali lingue”.

Non mancano i famosi “brevi” fatti indossare ai bambini a scopo protettivo contenenti erbe, chiodi, zampe di rane a bottigliette riempite di santini, chicchi di grano, pezzi di carne secca, piume e spilli, ma anche esempi di fatture come quella della “cipolla”, bamboline apotropaiche e manoscritti.

oltre a vari ligamenti amorosi.

Ci sarebbe molto da mostrare ma preferiamo non “spoilerare” la visita al curioso viandante. Infatti questa è solo una parte del “tesoro” magico-antropologico custodito nel Museo e spiegato puntualmente durante le visite guidate.

Il Museo, inoltre, organizza diversi appuntamenti che attraversavano l’intero anno, quali: “Per Grazia ricevuta – Dal noce di S. Giovanni al noce delle Janare” (Giugno/Luglio); “Vieni ‘nzuonno” (Ottobre/Dicembre); “Cibo magico” (Dicembre/Gennaio); “Streghe, sante e altre signore” (mappatura memorie), oltre a convegni, presentazioni di libri, mostre di arte contemporanea e di fotografia, visite animate al museo e spettacoli di docu-teatro. Presso il museo è presente anche una sala didattica dove educatori museali promuovono, anche con bambini della scuola dell’infanzia, percorsi di conoscenza del patrimonio immateriale.

Le Janare

Siamo quindi giunti alle Janare. Il Centro Studio Misteri Italiani, nei suoi numerosi saggi prodotti ha più volte affrontato il tema. Proprio per questo, per avere altre prospettive, CHI sono le Janare ce lo siamo fatto dire da uno dei curatori del Museo, Maria Scarinzi. Dunque chi sono le Janare?

Per rispondere a questa domanda bisogna intraprendere un viaggio attraverso le figure femminili, la loro capacità di curare dei piccoli malesseri, i quali comportano il ricorso ad adeguati rituali terapeutici, al mondo magico che fonda i suoi modelli sui miracoli della natura e li descrive utilizzando un proprio linguaggio simbolico. Un linguaggio che utilizza una grammatica che si fonda su alcune unità narrative ricorrenti. Se, dunque, la donna nella sfera privata trova fondamento essenzialmente nel materno, tali aspetti sono talvolta rimossi ed espulsi nella sfera pubblica e sociale. La cultura popolare, la letteratura e l’iconografia concorrono a consolidare un’immagine diversa conferendole, in alcuni casi, i tratti e le sembianze della strega. Si attribuisce alla donna, ritenuta marginale e misteriosa, la possibilità di controllare e definire una serie di rituali, spesso connessi con il nascere e con il morire. Una donna che diventa Janara (va sottolineato che nel dialetto beneventano non esiste la parola strega) e porta con sé tutta la sua valenza negativa. Una valenza negativa che spesso assume un valore ambivalente come nel caso in cui la janara, in quanto capace sia di far nascere che di menomare o far morire i bambini, è dato dalla figura della mammana (levatrice).

Ma le Janare esistono ancora? Sempre la Scarinzi ci risponde

Si. Se facciamo questa domanda ai testimoni della memoria loro non ne hanno dubbi. Le Janare esistono ancora e continuano a vivere nelle nostre nonne, mamme. Così come esistono donne dalle quali ci si reca per far curare i “malesseri d’amore” o, a volte, anche fisici. Non possiamo dire che hanno lo stesso “potere” che gli veniva attribuito in passato, così come non hanno lo stesso “significato” che avevano in passato. Ma di certo esistono. Quando al museo mi chiedono: “la magia esiste ancora?” A me piace rispondere che non posso dare una risposta perché è sbagliata la domanda. Non dobbiamo chiederci se esiste ancora la magia, ma: “Ci credono ancora nella magia?”. Forse lo stesso vale anche per le Janare. Forse la domanda non è: “Esistono ancora le Janare” ma: “Ci credono ancora nelle Janare?”. E posso dire con certezza che ci crediamo ancora.

Insomma, nel viaggio tra i musei della stregoneria popolare italiana Janua deve essere un MUST!

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