Dalle celle di Roma ai Piombi veneziani: Il Settecento tra Magi, imbroglioni e Prigioni

di Andrea Romanazzi

Tra i personaggi più enigmatici, che nel Settecento attraversarono l’Italia troviamo due interessanti figure molto simili tra loro Cagliostro, altrimenti conosciuto come Giuseppe Balsamo, Giacomo Casanova e il Conte di saint Germain. Quando si parla di tali personaggi ci si riferisce forse agli ultimi grandi Magi nell’antico senso della parola. Falsificatori di documenti, sfruttatori delle donne, egocentrici guidati dal desiderio di grandezza, ma anche individui con il potere di convincere e di guidare,  di cercare la via dell’occulto e dell’avventura.  La loro vita randagia, le catture e le fughe, la ricerca della pietra filosofale, fino alla fondazione di logge massoniche, ne fanno gli ultimi esponenti di quella magia romantica Che caratterizzò la fine del 1700, un periodo veramente unico frequentato da straordinari e affascinanti  avventurieri Che porranno le basi a quella magia illuministica che poi troverà sua massima espressione in Mesmer e nel magnetismo animale. 

Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro

Il primo personaggio che esamineremo è il “Conte” di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo, nato a Palermo dove, rimasto presto orfano, viene accolto nell’istituto di San Rocco e poi trasferito, nel 1756, al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone. Dedicatosi alla vita ecclesiastica,  si interessa sin da subito all’uso di erbe medicinali. Attratto da questi studi, nel suo Memoriale, edito nel 1786, afferma di aver conosciuto un misterioso Altotas con il quale, fuggito dal Convento, intraprende viaggi in Egitto, a Rodi e a Malta, dove lo ritroviamo tra i Cavalieri dell’Ordine di Malta. Nel 1768 giunge a Roma, dove viene arrestato per rissa  nella Locanda del Sole, in piazza del Pantheon, per essere poi rilasciato grazie all’intervento del cardinale Orsini. E’ la sua prima apparizione nella Capitale. Qui conosce la bella Lorenza Feliciani, con la quale si sposa nella chiesa di San Salvatore in Campo, nel 1768, e con la quale condivide le sue prime attività di falsario e ladro per le quali è costretto a fuggire, in Francia dove conosce Giacomo Casanova. Lo troviamo poi a Barcellona, Madrid, Lisbona e Londra, dove per la prima volta adotta il nome di Alessandro, Conte di Cagliostro, mentre Lorenza diviene Serafina, Contessa di Cagliostro. Il 12 aprile 1777 viene qui iniziato alla Massoneria. Continua per lo più a vivere  di piccole truffe ed espedienti fino a quando, a Marsiglia, inizia a dedicarsi ad attività quali quelle di guaritore, mago e alchimista. Viaggia in tutta Europa, mietendo successi nelle guarigioni e conquistandosi una rinomanza internazionale per alcuni suoi rimedi tra i quali il ‘vino egiziano’, le ‘polveri rinfrescanti’ e un misterioso ‘elixir di lunga vita’. Nel 1779, in Germania, spacciandosi per un colonnello spagnolo, organizza iniziazioni per l’elevazione spirituale e di idromanzia attraverso cui evocava gli spiriti. Il suo motto era “In verbis, in herbis, in lapidibus”, ovvero, “nelle parole, nelle erbe e nelle pietre”. A San Pietroburgo si presenta come potente taumaturgo fino a che, denunciato, è costretto a fuggire. A Varsavia, è ospite del principe Adam Poninsky, massone e appassionato di alchimia, convinto che Cagliostro fosse in grado di trasformare il piombo in oro. Nelle memorie scritte dallo stesso principe, si narra che fosse capace di preparare la seconda materia distillando l’acqua della pioggia, e così ricavare l’argento  per poi tramutarlo, impregnandolo di germe universale, in oro. Denunciato per truffa e a causa di una presunta molestia durante  una seduta spiritica del 26 giugno 1780, è costretto nuovamente a partire per la Francia ed in particolare raggiunge Strasburgo dove ancora una volta si presenta come  guaritore. Diviene noto per i suoi rimedi erboristici in grado di guarire qualsiasi malattia e risolvere qualunque problema. Tra i suoi clienti troviamo la principessa di Nassau, la principessa di Mont Barey,  il principe di Soubisse, sino all’arcivescovo di Trento e potremmo citare moltissimi altri personaggi famosi e illustri. Come detto si dà allo spiritismo e alla necromanzia, vantandosi di saper evocare i morti che poi avrebbero potuto rispondere alle domande poste dai suoi clienti. Attraverso la figura di alcune Medium, che lui definiva le sue pupille, giovani fanciulle che venivano poste dietro un paravento in stato di trance, dava risposte ai quesiti posti. Nel 1785 torna a Parigi, dove fonda due logge di rito egizio sulla stregua della Massoneria di stampo egizio Tradizionale introdotta in Italia dal principe napoletano Raimondo di Sangro nel 1747, di cui si elesse Gran Cofto, nominando la moglie Gran Maestra del Rito d’adozione, cioè della Loggia riservata alle donne. Cagliostro sosteneva che scopo del Rito Egizio fosse la rigenerazione fisica e spirituale dell’uomo, il suo ritorno alla condizione precedente alla caduta provocata dal peccato originale, ottenuta, dal Gran Cofto e dai dodici Maestri che lo avrebbero assistito, con ottanta giorni di attività iniziatiche. Si sposta a Strasburgo ed è in questo periodo che inizia a frequentare Personaggi importanti ed influenti. nella città si incontra con il pastore Joan Kaspar lavater di Zurigo famoso  autore di un’opera di fisiognomica. Quest’ultimo sperava infatti di poter apprendere da Cagliostro alcuni dei suoi segreti. Sempre a Strasburgo iniziò per frequentare eminenti esponenti clericali come il cardinale Louis René Édouard de Rohan che trova nel Mago un maestro. La tradizione vuole che Cagliostro realizzò per lui attraverso le sue arti alchemiche un diamante stimato circa 25.000 lire, non che sarebbe stato capace di evocare un defunto amico del Cardinale. Dopo la guarigione miracolosa del cugino, il maresciallo Charles de Rohan, Cagliostro cerca di servirsi dell’influenza del cardinale per far legittimare dal papa, come ordine religioso, il proprio “Rito Egizio”, ma senza fortuna. Questa richiesta che potrebbe apparire strana, in realtà si inserisce perfettamente nella realtà settecentesca. La diffusione della massoneria e le iniziazioni diventavano sempre più espressione di una sorta di volontà di rigenerazione all’interno di un’epoca di decadenza. I Fratelli erano molto spesso religiosi ed importanti uomini della chiesa insoddisfatti della fede ufficiale e spinti dal voler recuperare antiche dottrine abbandonate. Molti di loro condividevano l’idea di poter elevare l’uomo dal peccato alla felicità in una commissione di magia, filosofia, politica e religione che caratterizzerà tutto il 1700 e fonderà le basi per le società segrete settecentesche che dilagheranno poi in Europa. Ironia della sorte in questo momento così propizio, Cagliostro viene coinvolto nello scandalo della collana, meglio noto come l’“affare del collier della regina” Dal quale era del tutto estraneo. La collana in questione era un meraviglioso gioiello realizzato dai gioiellieri Charles-Auguste Böhmer e Paul Bassenge, composta da circa 160 pezzi tra diamanti e perle. La regina Maria Antonietta era interessata al gioiello ma visto lo stato di povertà in cui giaceva la popolazione non poteva fare tale acquisto. Entrano così in scena vari truffatori che alla fine, falsificando la firma della Regina, si fanno intermediari per l’acquisto presso l’ignaro cardinale di Rohan. Scoperto l’inganno furono subito imprigionati i malfatti tra cui i de la Motte e Giuseppe Balsamo, incolpato direttamente da loro, poi assolto ma espulso dal Regno. Inizia il declino del grande mago. Ritorna così a Roma dove fonda una nuova loggia massonica. Lorenza lascia Giuseppe per incitamento e sfruttamento della prostituzione, vendicandosi così di anni di maltrattamenti. Denunciato dal suocero Giuseppe Feliciani, il 27 dicembre 1789 viene arrestato con ben 103 capi d’accusa, tra i più importanti ondazione e propagazione della massoneria di rito egiziano, bestemmie e proposizioni ereticali. Viene così rinchiuso nelle prigioni di Castel Sant’Angelo, nel quale gli viene assegnata una cella oggi visitabile e nota come la Cagliostra.

Castel sant’Angelo a Roma

 Il 7 aprile 1791 la Congregazione del Sant’Uffizio lo condanna al carcere a vita quale “eretico, mago e libero muratore”. Furono incarcerati anche una ventina di suoi adepti. Muore  il 26 agosto 1795 anche se una tradizione vuole sia evaso dopo aver ucciso un frate confessore e vestito i suoi panni.

Ingresso per la Cagliostra

Vano antistante la Cagliostra

Vano antistante la Cagliostra
La Cagliostra

Il Misterioso Conte di saint-Germain

Tutto ciò che si narra sul Conte di San Germain  e a volte nel mistero. Chi era realmente, da dove veniva chi fosse davvero solo domande alle quali ancora oggi non si è dato risposta. Molteplici erano le leggende che giravano sul suo conto Alcuni affermavano che avesse vissuto duemila anni e che non potesse morire, che fosse stato alla corte di Federico di Svevia, che avesse conosciuto la Regina di Saba e fosse stato presente alle nozze di Cana. Diceva di essere stato intimo amico di Gesù e confidente di Giulio Cesare.  Tutto questo perché egli conosceva il segreto di un rimedio capace di prolungare la vita umana.  Soleva narrare di se stesso: “[…] Tutto ciò che posso dirvi della mia nascita è che all’età di sette anni erravo per le foreste con il mio precettore e che sulla mia testa c’era una grande taglia”. Si presentava al pubblico a distanza di anni sempre con lo stesso aspetto di uomo sulla quarantina come  testimoniano le parole della Contessa  di Gergy  che vedendolo disse “ 50 anni fa ero ambasciatrice a Venezia e rammento di avervi visto la, avevate lo stesso aspetto di adesso Anzi sembrate più maturo perché con gli anni siede ringiovanito”. Questa sua “virtù”, gli garantirà la vendita di unguenti ed impiastri vari alla corte di Luigi XV e l’appellativo di “Immortale”. Il barone, Charles Henri di Gleichen, lo descrive come “un uomo di taglia media, assai robusto, vestito con semplicità magnifica e ricercata…aveva fronte spaziosa, occhi penetranti, statura media e forme aggraziate”. Sempre secondo le credenze popolari egli parlava molteplici lingue dal greco al sanscrito, dall’arabo al cinese sarebbe stato un pittore di talento ma anche un ottimo violinista. Unica certezza è che visse nello stesso periodo dell’altro famoso Conte detto di Cagliostro. Per alcuni sarebbe stato il figlio illegittimo di Francesco II Rákóczi, principe di Transilvania e della principessa Violante Beatrice di Baviera, per altri figlio naturale della regina di Spagna Maria Anna del Palatinato-Neuburg e di un importante cortigiano, il conte di Melgar.  Una lettera datata 9 aprile 1745 accenna ad una possibile origine italiana ed in particolare piemontese. La sua fama inizia a diffondersi quando, esule dall’Inghilterra, nel 1740 arriva in Francia dove viene affiliato alla società segreta dell’ordine dei Rosacroce. Riesce ad ottenere da Luigi XV un laboratorio Alchemico presso il castello di Chambord per realizzare «la più ricca e rara delle scoperte mai compiute». Si narra che qui avrebbe anche realizzato la pietra filosofale. Nel 1760 è invece l’accusa di spionaggio ad obbligare il conte a lasciare Parigi alla volta dei Paesi Bassi. Negli anni successivi lo si ritrova in Inghilterra, Russia ed Italia dove rimane dal 1764 al 1773. Si sa che trascorse un lungo periodo a Venezia, dove si occupò di esperimenti tesi a modificare la struttura del lino per renderlo migliore della seta più pregiata, e a Milano. lasciò il Paese e per tre anni le sue tracce scomparvero completamente. Riappare in Prussia, dove nel 1766 si pone sotto la protezione di Federico II convinto che detenesse la conoscenza di un filtro  che rendeva immortali. Conosce Giacomo Casanova che parla nelle sue memorie di diversi incontri con il “celebre e dotto impostore”. “La cena più piacevole che ho avuto è stata con Madame de Robert Gergi, che è venuta con il famoso avventuriero, noto con il nome di Conte de St. Germain. Questo individuo, invece di mangiare, ha parlato dall’inizio del pasto fino alla fine, e io ho seguito il suo esempio in un aspetto poiché non ho mangiato, ma l’ho ascoltato con la massima attenzione. Si può tranquillamente affermare che come conversatore non aveva eguali. St. Germain si dava per una meraviglia e mirava sempre a uno stupore eccitante, cosa che spesso riusciva a fare. Era uno studioso, linguista, musicista e chimico, di bell’aspetto e un perfetto signore…Era riuscito a ottenere il favore di Madame de Pompadour che aveva parlato di lui al re, per il quale aveva realizzato un laboratorio, in cui il monarca cercava di trovare un po’ di piacere o distrazione. Il re gli aveva dato una suite di stanze a Chambord e centomila franchi per la costruzione di un laboratorio, e secondo St. Germain le tinture scoperte dal re avrebbero avuto un’influenza materialmente benefica sulla qualità dei tessuti francesi…Quest’uomo straordinario, destinato per natura a essere il re degli impostori e dei ciarlatani, direbbe in modo facile e sicuro che aveva trecento anni, che conosceva il segreto della Medicina Universale, che possedeva un dominio sulla natura, che poteva fondere diamanti, dichiarandosi capace di formare, da dieci o dodici piccoli diamanti, uno grande senza alcuna perdita di peso. Nonostante le sue vanterie, le sue sfacciate bugie e le sue molteplici eccentricità, non posso dire di averlo ritenuto offensivo. Nonostante la mia conoscenza di ciò che era e nonostante i miei stessi sentimenti, lo ritenevo un uomo sorprendente come lui mi stupiva sempre…”. Avrebbe incontrato anche Cagliostro come riporta J. P. L. de la Roche du Maine, marchese de Luchet, ne Mèmoires autentiques pour servir à l’histoire du Comte de Cagliostro, au sujet de l’affaire du Cardinal de Rohan, Evêque et Prince de Strasbourg”,Maurice Heim  in ”Le vrai visage du comte de Saint-Germain”. L’incontro sarebbe avvenuto nel Ducato dello Schleswig-Holstein, dove il conte di Saint-Germain soggiornava ospite del Principe di Assia-Kassel Dove Nel 1778 si sarebbe recato anche Cagliostro con la moglie Serafina Feliciani Proprio per confrontarsi con il grande maestro. Il conte di saint-Germain sarebbe stato infatti iniziato dallo stesso Principe napoletano Raimondo di Sangro, alla Massoneria egizio-partenopea nonchè affiliato all’ordine segreto dei Rosacroce, un movimento iniziatico nato in Germania, e dunque entrambi, collaborarono alla divulgazione del pensiero esoterico-alchemico dell’epoca. Tra gli incartamenti appartenuti al conte di Cagliostro in Castel Sant’Angelo, fu rinvenuta copia di un libro attribuito al conte di Saint-Germain: “La Très Sainte Trinosophie”, che tratta di Alchimia e Cabala. Secondo alcune credenze popolari,  data la sua capacità di apparire e riapparire in più luoghi differenti usando svariati pseudomini: Conte di Welldone, Marchese d’Aymar, Conte di San Germano, Monsieur de Surmont, Monsieur de Belmar o de Surmont, si sarebbe trattato non di un singolo uomo ma  di un gruppo di individui con lo stesso aspetto e introdotte presso le corti europee come spie ed esponenti della mitica setta degli Illuminati, una società segreta nata in Baviera nel XVIII secolo il cui scopo era l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale, cosa poi riuscita di lì a breve con la Rivoluzione Francese.  

La tesi non sarebbe troppo fantasiosa, infatti già durante la Rivoluzione francese l’abate Augustin Barruel nel suo Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme elenca tra le cause occulte della Rivoluzione francese la Massoneria ed in particolare gli illuminati bavaresi, che egli sostiene essere gli eredi dei Templari che si erano trasformati in società segreta per distruggere la monarchia e il papato e creare una repubblica mondiale. Barruel parte dall’idea, non errata, che la cultura massonica abbia contribuito alla formazione dello spirito rivoluzionario. La Rivoluzione francese sarebbe così nata da un  complotto a cui avrebbero partecipato i Saint Germain. Scrive “Questa società ha per fine il governo del mondo, vuole appropriarsi dell’autorità dei sovrani, usurpare il loro posto, non lasciando loro che lo sterile onore di portar la corona. Essa adotta del regime gesuitico l’obbedienza cieca e i principi regicidi del diciassettesimo secolo; della frammassoneria le prove e le cerimonie esteriori; dei templari le evocazioni sotterranee e l’incredibile audacia.” Tornando a Saint-Germain, finirà i suoi ultimi anni ospite del principe Carlo d’Assia-Kassel anche se c’è chi afferma che sia vivo ancor oggi. Del resto la sua tomba è vuota. In un sonetto pubblicato da un certo Mercièr ed attribuito al conte  leggiamo: “Curioso scrutatore della natura intera, ho conosciuto dell’universo il principio e la fine, ho visto l’oro in potenza in fondo alla sua miniera, ho carpito la sua natura e sorpreso il suo fermento…Spiegai per quale processo l’anima nel grembo di una madre, fa la sua casa, la trascina, e come un seme di vite messo vicino a un chicco di grano, sotto l’umida polvere; l’uno pianta e l’altro ceppo, sono il pane e il vino. Niente c’era, Dio volle, niente diviene qualche cosa, ne dubitavo, cercai su cosa l’universo posasse, nulla conservò l’equilibrio e servì da sostegno. Infine, con il peso dell’elogio e del biasimo, Io pesai l’Eterno, Egli chiamò la mia anima Io morii, L’adorai, non seppi più nulla.

Casanova il veneziano

L’interesse verso il soprannaturale, l’occultismo e il mistero della fine del Settecento fanno da sfondo a un’altra affascinante figura del tempo, quella di Casanova, avventuriero, scrittore, poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, scienziato, filosofo e agente segreto italiano. Nato a Venezia, in Calle Malipiero, dove vi è una targa che ricorda l’evento, rimasto orfano di padre a soli otto anni d’età ed essendo la madre costantemente in viaggio a causa della sua professione, Giacomo fu allevato dalla nonna materna. Ben presto viene inviato a Padova dove rimane sino al termine degli studi, per poi rientrare a Venezia nel 1742.

Purtroppo la morte della  nonna segna fortemente la vita del personaggio. Si narra sia stato inconsapevolmente instradato proprio da questa alla magia. Per curare il nipote afflitto da frequenti perdite di sangue dal naso, la donna lo avrebbe portato da una specie di maga, a Murano. Ne uscì guarito, ma questa precoce esperienza di arti magiche lo turbò profondamente. Passato sotto la tutela dell’abate Alvise Grimani iniziano tutta una serie di avventure che lo vedono a Napoli e a Roma, dove nel 1744 prese servizio presso il cardinal Acquaviva, successivamente ad Ancona dove si sarebbe innamorato di un cantante castrato, Bellino, che in realtà era davvero una ragazza che, per sopravvivere dopo essere rimasta orfana, si faceva passare per un castrato in modo da poter cantare nei teatri dello Stato della Chiesa.  Nel 1750 lo ritroviamo poi a Parigi dove aderisce alla massoneria presso una loggia di rito scozzese w alla  società segreta dei Rosacroce. Scrive nelle sue memorie “Ogni giovane che viaggia, che vuol conoscere il mondo, che non vuol essere inferiore agli altri e escluso dalla compagnia dei suoi coetanei, deve farsi iniziare alla Massoneria, non fosse altro per sapere superficialmente cos’è. Deve tuttavia fare attenzione a scegliere bene la loggia nella quale entrare, perché, anche se nella loggia i cattivi soggetti non possono far nulla, possono tuttavia sempre esserci e l’aspirante deve guardarsi dalle amicizie pericolose”. Padroneggiava  varie forme di magia “teurgica” e “cabalistica” come testimonia la sua nuova protettrice la marchesa Adelaide Marie-Thérèse d’Urfé. Si narra avesse miracolosamente guarito il nipote della marchesa da una sciatica grazie all’applicazione di una mistura a base di nitro, fiore di zolfo, mercurio e urina fresca del paziente nonchè l’utilizzo di segni cabalistici. Si narra che affascinata dal Mago, la donna lo avesse invitato nella sua biblioteca e qui mostrata la pietra filosofale già in suo possesso. Iniziano una serie di raggiri, la donna chiede poi a Casanova di trasformarla in un uomo e per tal ragione gli dice che per poter realizzare la cosa ma che purtroppo gli servervirebbe  un “bimbo dotato del verbo maschile ricevuto da una creatura immortale”. Abbiamo già parlato del suo incontro con il conte di sainy-Germain. Come già detto è proprio la Marchesa ad invitarlo ad una cena in compagnia di Saint-Germain che aveva convinto la marchesa a portare al collo una grossa calamita che avrebbe attratto un fulmine “e con quel sistema lei sarebbe ascesa al cielo”. Poiché Saint-Germain si vantava di poter conferire ad una calamita una forza mille volte maggiore di quella che le danno i fisici, Casanova, con fare gelido, scommette ventimila scudi che il conte non sarebbe riuscito nemmeno a raddoppiare la forza della calamita che la signora portava al collo. La marchesa però interviene per impedire la scommessa convinta che il mago Saint-Germain avrebbe sicuramente sconfitto il mago Casanova. Anche quest’ultimo, seppur a malincuore, rinnova le sue manifestazioni di invidia e ammirazione per il rivale: “In vita mia non ho mai conosciuto un impostore più abile e più seducente”.  Dopo il lungo soggiorno parigino tra cabala, alchimia e magia sexualis, ritorna a Venezia dove, il 26 luglio 1755, all’alba, viene arrestato e ristretto nei Piombi, probabilmente per detenzione di libri proibiti, circonvenzione di alcuni nobili ed affiliazione alla massoneria. in realtà molto più probabilmente viene arrestato per “libertinaggio”, ovvero la frequentazione con donne sposate, e forse, anche per la frequentazione con una certa Suor M.M. monaca nel convento di S. Maria degli Angeli in Murano,  amante dell’ambasciatore di Francia, abate De Bernis. Viene così rinchiuso nei famosi piombi. Oggi tutti visitano piazza san Marco a Venezia ma pochi conoscono gli orrori che tale luogo cela. Ecco così che nell’angolo destro della Basilica è presente un cippo che era utilizzato per le esecuzioni, dove fu ucciso l’innocente Pietro Faccioli, un umile fornaio accusato dell’omicidio di un nobile, il cui fantasma, secondo leggende locali, circolerebbe per i viottoli durante le notti uggiose.

Il più grande palco degli orrori inquisitori fu però il Palazzo Ducale. All’inizio le prigioni si trovavano nella torre fortificata detta “Torresella”, ma rivelandosi insufficienti, furono ampliate nel 1500 con la realizzazione delle Prigioni Nuove, tristemente note con il nome di “Piombi”.

Le celle, molto piccole e completamente buie, erano dotate solo di un foro di 20 centimetri e in estate, a causa del piombo con cui erano realizzati i tetti del palazzo, diventavano roventi.

I Piombi presenti all’interno di Palazzo Ducale

Particolare delle finestre interne dei Piombi

All’interno del palazzo si trovava la Camera del Tormento, dove venivano interrogati e torturati gli accusati prima di essere trasportati nelle celle lungo il famoso “Ponte dei Sospiri”, il cui nome rimanda ai lamenti dei prigionieri.

Vista dall’Interno delle finestrelle del Ponte dei Sospiri

Come detto, nel 1755 i Piombi ospitarono Giacomo Casanova che rese famose queste prigioni narrando della sua fuga nelle sue “memorie”.

Casanova, però, non sarebbe rimasto qui a lungo, nella notte tra il 31 ottobre il primo novembre del 1756 tenta la fuga, poi riuscita. Lo ritroviamo così in Baviera dove si dedica alla Magia, ma più che altro con lo scopo di spillare soldi alle donne della nobiltà locale per poi inventare la prima lotteria nazionale allo scopo di rinsaldare le finanze dello stato. Gli anni successivi sono un intenso continuo peregrinare per l’Europa  dove esercita pratiche esoteriche. Lo troviamo in Polonia e in Russia alla corte di Caterina la Grande. Nel 1774 ottiene la grazia dell’inquisitore quindi torna a Venezia dove assume ruolo di spia a favore del Santo uffizio.

In questo periodo incontra il famoso conte di Cagliostro, il quale era giunto a Venezia in incognito con la bellissima moglie Serafina, in realtà già  conosciuti nel 1769, a Aix-en-Provence. Si narra che, sentendo il Cagliostro parlare in modo sprezzante della religione, lo consigliò di evitare di fermarsi a Roma. Scriverà successivamente “Se mi avesse creduto non sarebbe morto nel forte di San Leo”. Scrive il suo libro più famoso ovvero la sua biografia, Histoire de ma vie, e Historia della mia fuga dai Piombi che ebbe una diffusione immediata e varie edizioni, sia in italiano sia in francese ma il caso è praticamente unico e di proporzioni limitate a causa delle dimensioni dell’opera costituita dal racconto dell’evasione.

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